Un progetto collaborativo sulla lunga distanza a quattro (4) mani mescolando soggetti, stili, esperienze, prospettive, superfici. Tra il quadrato della carta da disegno e lo spazio digitale, vivaUltra, illustratore milanese, tratto leggero figure e bordi, consumatore di inchiostro e zero grafite; dall’altra parte, Ricky Butler, materiali e mezzi espressivi che si incrociano, lineamenti nervosi, parole che compaiono e spariscono in un soffio.
Una mostra.
Il gong.
Dal 15 marzo al 26 aprile 2008
Maffia Club
Reggio Emilia
Il manifesto della mostra / download
Biografie (scritte in prima persona, singolare)
vivaUltra
Non ho mai vissuto lontano da Milano, non ho frequentato scuole, corsi inerenti o vicini all’arte, disegno per abitudine, solo inchiostro, non uso matite. Mi lascio assuefare dalle superfici: muri, piastrelle, legno, muffa, pelle, sassi, rami, macchie, saldature, ruggine, calli, foglie, insetti, gusci, scorie, cicatrici e altro.
Ci vedo dentro la maggior parte di ciò che raffiguro, o almeno credo.
Ricky Butler
Mi sono diplomato alla Norwich School of Art and Design nel 2003. Lavoro continuamente per ingrandire il mio portfolio di illustratore free-lance. Lavoro con tecniche miste e cerco di utilizzare sempre nuovi materiali nel mio lavoro, attraverso il quale cerco di trovare sempre significati inediti attraverso la produzione di nuove immagini, mantenendo in ogni caso il concetto di base che contraddistingue i miei progetti. I disegni e i collage che creo vengono successivamente trattati digitalmente, con una attenzione particolare verso texture e la stratificazione degli elementi presenti. Tutto e nulla sembra influenzarmi, così che il mio lavoro è un riflesso di ciò che mi circonda, cose e persone, nel presente in cui prende forma e sostanza e questo aspetto è molto importante perché rende l’idea di una storia che si racconta.
Circolo Arci Maffia
viale Ramazzini, 33 - Reggio Emlia (RE)
tel. 0522 1719083 / cell. 347 8641427 / www.maffia.it / maffia@maffia.it
INTERVISTA CON vivaUltra
Innanzitutto alcune presentazioni che, per questioni di "ospitalità" e considerato che l'intervista avverrà sostanzialmente in due differenti passaggi (inizio e fine mostra), spetteranno interamente a te: chi è vivaUltra? E Ricky Butler? Come nasce questo versus sulla distanza?
Io ho 29 anni, vivo a Milano con la mia compagna. Lavoro dal mio studio come Art Director per Soolid, agenzia di comunicazione di Correggio (RE); ho alle spalle un' esperienza di diversi anni in Mutado al fianco di Mauro Gatti e Lorenzo Manfredi. Si parla principalmente di webdesign. Nonostante gli anni passati in rete ho comunque sempre avuto difficoltà a mettere online quello che disegno, come del resto a mostrarlo alla gente. Considera che sino a pochi anni fa ero solito buttare i miei sketchbooks. Quello che faccio è più un' abitudine personale che ho sin dall'infanzia e non ho mai avuto intenzione di legarlo al mio lavoro. Ultimamente ho iniziato a mettere online qualcosa, un po' per costringermi ad archiviare, un po' perchè spronato da alcuni amici.
Di Ricky non so molto di più di quello che si può leggere online. Non ci siamo mai incontrati di persona. Sono semplicemente incappato più di una volta nei suoi lavori e li ho apprezzati sin da subito, forse per l'impronta ruvida e sporca che hanno. Non ho fatto altro che scrivergli per fargli i miei complimenti (buona e sana abitudine che sto prendendo) e da li è nata l'idea di una collaborazione. Ad ogni modo sarà in Italia verso il 28 di Marzo, lo porterò prima al Maffia e poi gireremo un po' per Milano.
Quali sono stati i mezzi espressivi coinvolti e le modalità di lavoro "combinato" per la realizzazione di questo progetto a quattro mani?
Si era partiti con l'idea iniziale di stendere e seguire un tema, poi, a causa dei tempi che si sono dilatati per impegni personali di entrambi, abbiamo proseguito in maniera distaccata. Non abbiamo dialogato durante il lavoro e l'uno non ha visto le immagini dell'altro sino alla fine del progetto.
Le mie modalità di lavoro sono state semplicemente le solite. Spesso mi trovo a partire con un disegno osservando una foto, un muro o una texture particolare. Mi piace trovare figure interpretando le ombre, le linee spezzate, i solchi, etc. etc.
In questo caso ho lavorato a volte semplicemente osservando l'immagine su cui dovevo sovrappormi, disegnando su un altro foglio e poi sovrapponendole con photoshop, altre volte utilizzando una magica tavoletta luminosa regalatami dal Cembro e realizzata dalle sapienti mani del suo babbo.
A distanza di alcune settimane dalla chiusura del progetto, come valuti l'interazione dei vostri stili personali rispetto ai lavori finiti?
Quando chiudo una cosa io sono già oltre ed in genere quella stessa cosa non mi soddisfa più. Ma ci sono delle immagini del nostro progetto che guardo con vero stupore e credo saranno anche i primi lavori miei che appenderò in casa. Non credo che io e lui siamo così distanti, nonostante i mezzi ed i tratti palesemente diversi. Io sporco ripassando più volte le linee, lui usando il computer. La cosa mi ha sicuramente aiutato ed in certi casi anche soddisfatto più del previsto.
Mi rifaccio alla tua biografia. Milano. Quanto conta (e in che modo conta) Milano per la tua formazione artistica e professionale?
Milano mi ha permesso di entrare presto in contatto con certi tipi di ambiente che probabilmente vivendo altrove avrei tardato a conoscere o non avrei vissuto con la stessa intensità sin da subito.
Parlo di Skateboard, centri sociali, concerti, l'hardcore etc.
Sono ambienti che frequento da più di dieci anni e di cui fanno parte tutte le persone che ho attorno, quindi non posso negare che la cosa mi abbia sicuramente condizionato nei gusti e di riflesso in quello che faccio.
Professionalmente è la solita storia: a Milano ci sono più clienti, più lavoro, più possibilità di farti le ossa, etc. etc. Infondo è una storia vera.
Continuando a parlare di Milano e dell'ambito della creatività (a 360 gradi), ti cito alcuni brevissimi passi tratti dal libro di Aldo Nove "Mi chiamo Roberta, ho 40 anni, guadagno 250 euro al mese…" (Einaudi, Stile Libero, 2006).
"Venire dalla provincia e trovarsi catapultati in quello che percepisci come il cuore pulsante della vita della nazione è sconvolgente. Ma non ci ho messo molto a capire che il cuore non pulsava più, e stavamo recitando una farsa…. Vivevamo tutti di 'progetti'. È un termine che mi fa quasi paura, oggi, 'progetto', perché mi fa pensdare a quei giorni. Insomma non c'era mai nulla di concreto, c'erano questi progetti, e perlopiù 'prestigiosi'. Credo che la parola 'prestigioso' esprimesse proprio il senso esteriore di una grandezza che alla fine stava solo nelle parole… è un mondo intero quello che dovrei raccontarti. Il mondo della Milano da bere che però è già stata bevuta. E parecchi anni fa… è un mondo in cui innanzitutto devi fingere un benessere che non hai. Non c'è spazio per le inquietudini… il mio mondo era quello dei 'giovani creativi', di quelli che come me erano arrivati lì, si sarebbe detto un tempo, 'pieni di belle speranze'… fare soldi in fretta, subito. Avere successo. Qualcosa che a qualcuno è realmente accaduto negli anni Ottanta. E poi di nuovo a metà dei Novanta… mentre ora, ma ti parlo del 2004, quando me ne sono andata dall'Italia, restano in piedi le idee svuotate di realtà." (pag 18-19).
Questa descrizione, in particolare l'ultima affermazione, si avvicina alla Milano "creativa" di oggi?
Premetto che sono infastidito dalla parola creatività. Capisco le esigenze lavorative ma l'idea che qualcuno possa usarla come metro di giudizio di qualcun altro mi spaventa e mi mette ansia da prestazione. Preferisco parlare di personalità e modi/ambiti in cui una persona riesce meglio ad esprimersi.
Credo che emergere in qualsiasi ambito sia difficile qui come altrove. Il vantaggio di una grande metropoli però è quello di avere più ambienti e modi di vivere differenti che convivono, poterne essere parte attiva sin da subito e attingerne per te stesso e per ciò che fai. Per chi ha ambizioni artistiche è un vantaggio non da poco.
Lavorativamente parlando di realtà ce n'è anche troppa, arriva da tutta Italia e spesso anche da fuori, esce da prestigiose e costosissime scuole di design ed é onnipresente a feste, party ed inaugurazioni.
Io però ne sono distante. Sono uno di quelli che quando c'è qualcosa di legato alla Milano "da bere" si chiude volentieri nel pub di tutti i giorni con gli amici.
Per cercare di rispondere alla tua domanda posso dirti che si avverte oramai da qualche anno una certa tendenza da parte delle aziende a rivolgersi a studi e realtà più piccole e non credo sia un fattore puramente economico. Fa intuire che le idee ci sono, semplicemente non si trovano nella Milano "da bere" che è vetrina di questa città e per la quale tutti ambiscono ad esserne le star.
Meglio optare per studi piccoli, progetti di minor "prestigio", ma che lasciano più spazio alla personalità degli individui che ci stanno dietro.
Mi ha colpito la frase "disegno per abitudine". In che senso, esattamente?
Nel senso che molto spesso non lo faccio con la precisa intenzione di ottenere qualcosa o con già un' idea in testa. Diciamo che equivale ad ascoltarsi un cd sdraiati sul letto o aprirsi una birra dopo il lavoro. Capita che lo faccia per rilassarmi o perché nel mentre devo ragionare su altro, non c'è una regola. È una cosa che mi porto avanti da parecchio questa, con periodi di discontinuità ma c'è sempre.
Quali pensi possano essere le caratteristiche principale che contraddistinguono il processo creativo alla base dei tuoi lavori?
In sostanza non sono per il ctrl+z. È l'unica cosa che mi "impongo". Pensando alle cose che preferisco tra quelle fatte mi vengono in mente quelle nate da una sorta di spontaneità e senza un preciso ragionamento dietro...da qui anche il niente matita e subito inchiostro: quando un tratto è fatto è fatto, il successivo va adattato di conseguenza e non sai mai bene cosa uscirà fuori.
Come ultimo aspetto, i tuoi progetti collaterali: collaborazioni, collettivi ecc.
Hai tutto lo spazio che desideri.
In questo periodo ho avuto la possibilità di seguire a livello organizzativo e di partecipare ad un progetto collettivo molto interessante insieme a Todd Bratrud, Paper Resistance, Cerberoleso e altri, ma ora non posso dire nulla a riguardo. Credo/spero che se ne sentirà parlare. Purtroppo non vedrà la luce prima dell'anno prossimo.
Sto poi preparando una serie di disegni su foto, correlati da alcune frasi scritte. Ho molti amici talentuosi con la macchina fotografica, altri con le parole. Sto mettendo insieme le cose.
Chiuso questo progetto mi sono comunque prefissato di abbandonare per un po' la carta per disegnare solamente su legno. Ho un po' di idee che mi girano per la testa.