TIMOFEY KOSTIN

Ho imparato a conoscere il lavoro di Timofey Kostin attraverso la scrittura. In Emilia, dovete sapere, ci sono una serie di scrittori assolutamente particolari. Artigiani delle parole, proprio. Poi ne fanno dei romanzi, con le parole. Qualcuno è un artigiano, qualcun altro è un fabbro qualcuno addirittura è un gommista ma insegna in una università all'estero quindi lasciamo stare. Fanno anche dei corsi questi scrittori, nel caso qualcuno fosse interessato. Comunque. Dicevo: questi scrittori dell'Emilia, che poi ce ne sono anche dalla Toscana dal Veneto e così via, che stando a quanto dice Paolo Nori, in realtà l'Emilia è una città sola con una lunga periferia (ma non dilunghiamoci), lunga più o meno novanta chilometri e cinquanta minuti di treno, hanno messo in piedi un collettivo redazionale che pubblica un settemestrale ogni sette mesi che si chiama L'Accalappiacani. Bene, è già uscito un primo numero e da un paio di settimane anche il secondo. In entrambe le pubblicazioni la copertina così come le pagine interne godono delle illustrazioni di Timofey, che quando ho chiesto a Paolo Nori come si pronunciasse esattamente il nome Timofey per non scadere in banali errori di pronuncia e bruciarmi ogni possibilità di comunicazione, mi ha risposto: Tim. Mi pare giusto. Giusto e semplice. Che poi a guardarci bene la scrittura di questi scrittori dell'Emilia è semplice così come è semplice il tratto di Timofey Kostin. Poi le storie, le storie poi sono tutta un'altra faccenda. Per dire, il suo lavoro lo conosco da prima della prima uscita della rivista L'Accalappiacani, solo mi serviva un espediente, un gancio per partire con l'intervista. Che qui a dirla tutta c'è anche un viaggio lungo svariati migliaia di chilometri, nel mezzo. Timofey, quando gli ho chiesto se sarebbe stato contento di rispondere a qualche domanda, mi ha detto: va bene, ma sai già tutte le risposte. Vediamo.


Partiamo da San Pietroburgo, arriviamo a Modena. Sarebbe possibile che Tim presentasse ai lettori di Design(Radar Timofey Kostin attraverso questo lungo tratto di strada?

Si. È molto semplice. Lui è autistico, questo Timofey Kostin. Chiude gli occhi durante il viaggio. E cerca di pensare che San Pietroburgo e Modena siano una cosa sola. Crede che tutte e due le città si trovino nel suo appartamento, e il suo appartamento è situato dentro se stesso. E se ci sono delle differenze evidenti fra Modena e San Pietroburgo, lui le mette fuori dalle parentesi, fuori dal campo visivo, fuori... Quindi, vi prego di non ricordargli di queste migliaia di chilometri. Che per lui non esistono. Gli verrà soltanto il tremore alle mani e, lo stesso, non vi crederà.


Ti sei diplomato all'Accademia di Belle Arti di San Pietroburgo. Che ricordo ne hai? In che modo il tempo trascorso all'Accademia ha formato e influenzato il tuo lavoro negli anni successivi ?

Ho studiato all' Accademia di Arti Teatrali. Ho avuto la fortuna di avere come professore una figura mitica. Jurij Alexandrovich Sobolev, il fondatore e il filosofo del Concettualismo Moscovita. Nell'anno 1956 insieme a Julo Sooster ha organizzato un gruppo d'arte che considerava tutti gli eventi come testo. Era arte che aveva lo scopo principale non di creare, ma di capire, arte che era una risposta alla pazzia dei quarant' anni precedenti, arte opposta all'ideologia invasiva e ipnotizzante dell'epoca. Era un miracolo come lui faceva lezione - nelle aule, nel parco, a casa sua, non si limitava nello spazio – lui parlava con te come se fossi stato pari a lui, un vecchio con gli occhi pieni di presenza. L'intenzione e la capacità di capire, di sentire, di vedere tutto insieme come un sistema, complicato e semplice allo stesso tempo, lui riusciva a farlo sentire a te. Sì, questi 6 anni di studio mi hanno influenzato.


Concettualismo Moscovita ed "Eventi come testo". Potresti entrare brevemente nel merito di questa corrente, rispetto anche alla modalità con cui, singolarmente o collettivamente la cosa veniva affrontata? Quali sono gli artisti e gli autori che in qualche modo hanno fatto riferimento ad essa?

Fra i più conoscuti ci sono Ilia Kabakov (disegnatore avaro e creatore di installazioni sofisticate) e lo scultore Ernst Neizvestnyj. Entrambi sono entrati nel gruppo fra il 1959 e il 1966. Ilia Kabakov è diventato anche un simbolo di questo movimento artistico. E poi ci sono tanti artisti, scrittori, poeti, performer che, ancora oggi, si rifanno all'albero del Concettualismo Moscovita. In qualche senso anche il Concettualismo Ridotto è un frutto (ridotto) del Concettualismo Moscovita.
Un artista ha bisogno di strumenti adeguati al suo modo di vedere e a quello che lui vuole fare. Così, come uno strumento logico può essere usata l'idea di considerare tutto quello che noi possiamo vedere, sentire, toccare, annusare, eccetera - come una sequenza di lettere, parole, frasi, messaggi vari che tutti insieme costruiscono un testo più grande. Un testo a volte comprensibile, e di cui anche noi, per forza, facciamo parte. In breve, è così.


Il sito in cui raccogli i tuoi lavori, anzi, diciamo il primo sito che ho incontrato a proposito di Tim Kostin, porta il titolo di Concettualismo Ridotto (Filosofia di un vicolo). E ancora: Ricostruisce La Sveglia Coi Pezzi Avanzati. E poi ancora: Tiene La Polvere Da Sparo E I Fiammiferi Nella Stessa Tasca. Ce ne parleresti, presentandoci anche qualche lavoro in esso contenuto?

Si, il sito. È una sorta di poligono del Concettualismo Ridotto. Li metto sul sito per vederli dall'esterno e per staccarmi da loro, dai lavori. Non è che ci raccolga qualcosa. Credo che i lavori debbano essere dimenticati. Loro crescono come frutti su un albero invisibile, maturano, cadono e marciscono. L'albero è una cosa che vale. E gli artefatti sono una specie di prodotto naturale, che bisogna produrre per andare avanti. È come la traccia del fumo di un'automobile. O di un fumatore.


Un altro spazio on line che raccoglie i tuoi lavori è Porno Graffiti. Una risorsa di umani nudi, animali e piante. Oppure, una risorsa di umani, animali e piante nude. A seconda di come si interpretano le virgole. Ma questa è un'altra storia, credo. Di che si tratta?

Il secondo modo è giusto. È una questione di equilibrio: se il Concettualismo Ridotto è qualcosa che esce dalla testa e cresce, voglio sperare, in su, Porno Graffiti invece è qualcosa che cresce dall' altra parte del corpo e ha intenzione di toccare le radici che possono essere toccate con le mani.


Per quanto concerne il tuo lavoro, come già anticipato in premessa, c'è una certa attenzione relazione con l'ambito dell'editoria. A parte L'Accalappiacani (DeriveApprodi ed.), tue illustrazioni sono state utilizzate per "Learco (in un'ora nove romanzi in musica con Learco Ferrari, in un'ora" di Paolo Nori e Fabio Bonvicini (Luca Sossella ed.). Altri progetti a cui partecipato? In quali altri ambiti è possibile trovare il tuo lavoro?

Facevo performance. Lavoravo in un piccolo teatro Pietroburghese come scenografo e scenarista. A proposito dell'ambito dell'editoria... Adesso sto illustrando due libri – uno in Russia e uno in Italia (che tutti e due i paesi si nascondono nel mio appartamento, sotto il tavolo). Poi sono stati fatti due, se ricordo bene, progetti per Fernandel, uno per Pendragon, poi c'era qualcosa nel Caffè Illustrato, poi un disegno per il manifesto e il libretto della stagione 2007 del teatro Valli di Reggio Emilia, e poi... Sì... Potrei continuare, avendo una memoria che funziona... E, di che cosa stavamo parlando?...


Stavamo dicendo che in realtà non è possibile parlare dei tuoi lavori, in quanto nati, maturati, distaccati e infine deceduti, per quanto ti riguarda. Allora potremmo parlare dei lavori futuri, dei prossimi lavori. In genere ognuno ha un cantiere personale nel quale sperimenta, agisce, sviluppa, ricerca. Nel tuo, nel caso in cui sotto il tavolo, a metà strada tra Modena e San Pietroburgo ce ne fosse uno, che cosa troviamo che si possa raccontare?

Parlando in generale... In generale per me sarebbe interessante continuare a innaffiare l'erbetta debole del Concettualismo Ridotto. Lo descrivo a me stesso come un modo di agire che comincia non dalla parola "forza!", ma dalla parola "perché? È', prima di tutto, un modo di pensare, o meglio, di capire, e solo dopo è un modo di fare qualcosa, per esempio disegnare, o anche camminare, scrivere, scaccolarsi... Non cosa fai, ma come e, sopratutto, per che motivo, questo è importante dal punto di vista del Concettualismo Ridotto. Quindi, non è esattamente uno stile o un movimento artistico, ma è un freno personale, e, chissà, magari un futuro rallentatore della civiltà...

Che posso dire dei piani più concreti. Ho sentito una spiegazione semplice del fenomeno dell' uomo nella corrente del tempo. Dicono che l'uomo cammina all'indietro. Per questo a volte riesce a ricordare quello che è già successo, e non riesce a sapere cosa succederà.


Oltre chiaramente alla illustrazione, quali sono gli altri ambiti che in qualche modo contribuiscono, direttamente o indirettamente, alla realizzazione di un tuo lavoro? Penso ad esempio alla musica. Influisce? In che casi? In che modo? E la scrittura?

Forse può sembrare strano, ma non mi serve l'aiuto della musica per il lavoro. Anzi, il ritmo, la sequenza, quello che si può chiamare il "testo" della musica di solito entra in conflitto col ritmo, la sequenza e il "testo" del disegno, che sto disegnando. Credo, che quando stai inventando una cosa nuova, devi sentire soprattutto la logica dello sviluppo del battito cardiaco di questa cosa nuova. E la musica, la ascolto prima, o dopo il lavoro. E così influisce, e riempie, e porta non si sa dove, la musica.

La scrittura... La scrittura, credo, può aiutare tanto a mettere a posto le cose nella testa. E può anche non aiutare...


Considerato che siamo alla conclusione dell'intervista, andiamo per un istante off topic. In quel di Cuneo, il 19 aprile 2008 se non sbaglio, tu, Paolo Nori e Alessandro Bonino avete pensato di istituire un Centro Nazionale e Internazionale per lo Studio Scientifico delle Quarte di Copertina. Di che si tratta?

A dire la verità, la mia partecipazione si è limitata alla mia presenza, soltanto. L'idea mi sembra molto bella (ed anche, posso aggiungere, è molto vicina alle idee del Concettualismo Ridotto), ma purtroppo, la gloria della scoperta non mi appartiene. Come la spiega Paolo, gli autori delle quarte di copertina meritano il riconoscimento di più degli autori dei libri che portano queste quarte di copertine. L'autore della quarta di copertina deve riuscire a fare quello che non è riuscito a fare l'autore del libro: mettere su una pagina solo, tutto il contenuto del romanzo per esempio, o del libro di cucina, o di qualsiasi testo. E, quindi, Studio Scientifico delle Quarte di Copertina si occupa delle ricerche su questa questione e cerca di stimolare promettenti autori di quarte di copertina, pubblicando le sue opere.


Ultima domanda, questa volta di geografia applicata all'osservazione camminando. Con spostamenti in treno, magari. Ma questo non c'entra. Cosa suggeriresti di osservare con attenzione alle persone intenzionate a camminare per le strade di Modena così come di San Pietroburgo, come già detto poc'anzi a metà strada (sotto la tavola) di Tim Kostin?

Sono le due città più belle del mondo. (Come anche tutte le altre). Quindi sicuramente, si troverà qualcosa di interessante da vedere. Ma se uno ha mangiato abbastanza bellezza – può osservare con attenzione due cose: 1. se stesso (credo che sarà soddisfatto: si possono scoprire tante cose interessanti); 2. il suolo (che non ci siano buchi). E poi, se non ci sono buchi, si possono guardare anche le stelle. Sono diverse, ma, paradossalmente, le stesse, a Modena e a San Pietroburgo. Ma, per la gloria dell'oggettività, devo dire che anche i buchi si assomigliano.