ANDO GILARDI

Nato ad Arquata Scrivia, in provincia di Alessandria, nel 1921. Comincia ad occuparsi di fotografia nel 1945, subito dopo la guerra, ricercando, restaurando e riproducendo le immagini della guerra stessa (in particolare dei crimini nazifascisti) per conto di una commissione interalleata incaricata della raccolta di documentazione per i processi ai crimini di guerra.

In quegli anni fonda quella che oggi è la Fototeca Storica Nazionale che porta il suo nome. Lavora poi come giornalista prima al quotidiano l'Unità, in seguito nei settimanali a rotocalco Lavoro e Vie Nuove, proseguendo tuttavia nella sua attività di ricerca sulla fotografia, ed estendendola via via all'intero ciclo storico degli usi e consumi dell'immagine ottico-meccanica.

Successivamente al 1957 e per gli anni Sessanta è stato il fotografo specializzato in riprese etnografiche di Ernesto de Martino (Università di Sassari), Tullio Seppilli (Università di Perugia) e Diego Carpitella (Istituto Etnomusicale dell'accademia di Santa Cecilia in Roma).

Dal 1962, insieme alla moglie Luciana Barbarino che continuerà poi sempre a collaborare con lui in ogni attività della Fototeca Storica Nazionale, si dedica esclusivamente alla fotografia. Da allora la sua professione non consiste più soltanto nell'occuparsi di ricerca storica, organizzando mostre ed esposizioni, ma si trasforma in pratica effettiva: fotografia di giornalismo, di riproduzione dell'arte, industriale, creativa ecc. Partecipa, fra l'altro, con un numero di immagini molto rilevante alla ricerca iconografica per la realizzazione delle monumentali enciclopedie Universo e Le Muse.

Collaboratore di numerose riviste del settore, direttore tecnico per alcuni anni di Popular Photography Italiana, è anche fra i fondatori e condirettori dei periodici Photo 13, Phototeca, Index, Storia Infame..., Materiali, le cui pubblicazioni si sono avvicendate dal 1969 al 1989 presso la redazione della Fototeca Storica Nazionale.

Dal 1984 collabora a Progresso Fotografico (oggi PC Photo) con la rubrica Libri. Autore di innumerevoli libri, articoli, saggi e testi fra i quali ricordiamo Il Risorgimento italiano nella documentazione fotografica, Il colore nella fotografia, Sillabario fotografico per la prima elementare, Storia Sociale della Fotografia, Wanted!, Fotografia macchina per insegnare, La fotografia dalle origini... alla fotoincisione.

Nel decennio 1977-87 ha collaborato come consulente fotografico, e svolto dei corsi, con il Centro Televisivo Universitario (CTU) della Statale di Milano diretto dal Prof. Giovanni Degli Antoni e successivamente dalla dott. Patrizia Ghislandi. Nel 1979 fu tra i fondatori del gruppo Foto/gram di cui fu sempre direttore ed animatore; durante il lustro successivo questo complesso di sperimentatori composto di insegnanti e studenti, svolge presso moltissime scuole italiane corsi innovativi sull'uso della fotografia nella didattica: pubblica tre manuali ad uso degli insegnanti e crea la Tri-camera Obscura una macchina fotografica per l'insegnamento della fotografia.

Negli anni successivi Gilardi dirige la realizzazione di alcuni libri elettronici: Ipotesi di corso sulla Fotografia e Progetto Giotto su videodisco, tra i primi interattivi realizzati in Italia; prosegue la sua produzione in editoria elettronica con altri titoli su CD ROM il più significativo dei quali rimane Museum of Museums of Italian Renaissance Art realizzato in Giappone per piattaforma FM Towns.

Tra le opere maggiori citiamo La Gioconda di Lvov, una mostra itinerante foto-letteraria (interattiva immagini-testi) di immagini spontanee e testi relativi ai fatti dello Sterminio, concepita in collaborazione con un affiatato gruppo di studiosi di storia e di Istituti Storici della Resistenza.

Trasferitosi da alcuni anni nella sua dimora piemontese, nel paese d'origine dei genitori, nonostante il decentramento fisico-geografico, rimane attivissimo partecipe nel mondo della comunicazione visiva attraverso la rete Internet, della quale è assiduo frequentatore. Prosegue il suo percorso di storico dei procedimenti di fabbricazione delle immagini, sperimentando in prima persona, questa volta nel ruolo di Artista, le nuove tecniche di produzione digitale. In questi anni ha animato lo spazio espositivo della Biblioteca Civica di Acqui Terme, "La Fabbrica dei Libri" con l'allestimento di mostre didattico- artistiche a cadenza bimestrale, esperienza conclusasi a fine 2004; attualmente conduce una ricerca personale sulle implicazioni artistiche legate alle tecniche di fotografia digitale, che esterna in un diario giornaliero diffuso on-line attraverso la sua lista di distribuzione Amici.

Per conoscere meglio Ando Gilardi:
Fototeca Storica Nazionale Ando Gilardi
Ando Gilardi - Photographers.it
MOCA - The Museum of Computer Art

MEGLIO LADRO CHE FOTOGRAFO

Tutto quello che dovreste sapere sulla fotografia ma preferirete non aver mai saputo.

E' recentemente uscito in libreria, per Bruno Mondadori, un illuminante libro di veloce lettura ma dai contenuti preziosi.

Tra le sue pagine, un grande protagonista del panorama della fotografia italiana concentra la sua straordinaria esperienza maturata in più di mezzo secolo vissuto tra le immagini. La sua attività di fotografo nel campo del sociale, lo sviluppo di un’impostazione anarchica della teoria fotografica, l’ indagine dei cambiamenti della società attraverso un’osservazione partecipata: sono soltanto alcuni degli ingredienti che compongono la vita avventurosa di Ando Gilardi e che, qui, si trasformano in riflessioni indispensabili per tutti i giovani che aspirano a diventare fotografi.
La fotografia è un’arte difficile, spesso praticata in modo amatoriale come distrazione dai pensieri quotidiani. E proprio a chi fotografa per diletto può risultare preziosa l’ esperienza di Gilardi che, pur nella consapevolezza di trovarsi di fronte a un mezzo in continua evoluzione, conosce a fondo i meccanismi e i segreti di uno dei modi più meravigliosi che abbiamo per soddisfare il nostro “bisogno visivo”.

INTERVISTA DI MAX BOSCHINI AD ANDO GILARDI

Max: Ando, ciao. Come iniziamo? Sei ladro o fotografo? Giornalista o fotoreporter? Scrittore o editore? Chi è Ando Gilardi?

Ando: Penso che il modo migliore per risponde alla domanda sia, e da sempre, quello di trasformarla in "Cosa vorresti che venisse scritto sulla tua tomba?" Ma anche qui devo dire che ho cambiato più volte opinione negli anni. Oggi come oggi vorrei che ci scrivessero QUI NON DORME UN ESSERE UMANO. La cosa è fattibile perché ho chiesto da tempo di esse cremato e sepolto per modo di dire in un angolo del giardino mescolato alla terra dove già ci sono le ceneri dei Cani che ho tanto amato.

D: Quindi niente lapide e niente foto, giusto? Poniamo che i tuoi cari decidano però di pubblicare un necrologio. Qui a Mantova un paio di quotidiani campano di quello. Che foto vorresti ci mettessero? Un autoscatto o una foto fatta da un altro?:

R: Domanda facile questa. Vorrei mettessero la foto che ti allego.

D: Ando, ho quasi timore a farti questa domanda. Leggendo i tuoi scritti, ho avuto la sensazione che in cima alla lista dei tuoi amori, non ci siano i foto amatori. Sbaglio? Che ne pensi dei foto amatori?

R: Di quali? Quelli in malafede o in buonafede? Se in malafede e dicono che la Fotografia è un'Arte e vogliono fartelo credere non mi piacciono: purtroppo sono i maggiori. Se davvero lo pensano mi piacciono come tutti i poeti: specie i maldestri anche se mi fanno un poco di pena.

D: Ando, così mi confondi. Se non erro, mi sembra di aver capito che è artista solo che vende le proprie opere. Se un fotoamatore, pur non essendo professionista, vende le proprie foto, cosa diventa?

R: Perché ti confondo? Se un fotografo vende le proprie foto artistiche (si parla sempre di fotografie artistiche vero, non di cronaca o documento?) diventa, se ancora non è, un artista. Cioè è la vendita che fa dell'immagine un'opera d'arte e fa un artista di chi l'ha fatta. E' così semplice. Ti confondi da solo perché cerchi di farmi domande difficili... ma davvero davvero?!

D: Eh si, hai ragione, ma sono così abituato a leggere testi critici e cose simili che poi penso che se non faccio domande difficili la gente non ci starà ad ascoltare. Perché i critici scrivono in maniera così incomprensibile?

R - I critici non scrivono in maniera "incomprensibile", in quello che scrivono non c'è proprio senso, niente da comprendere. Fare interviste su un tema ha una regola precisa: chi fa le domande deve ovviamente, logicamente, saperne di più di chi risponde: molto di più. Come sempre e come a scuola del resto: se faccio domande a un alunno di storia o di matematica devo conoscere la materia molto meglio di chi risponde. Come dunque puoi farmi domande "difficili" sulla fotografia e la sua critica e storia?

D: Ando, te hai ragione. Ma noi di design radar pensiamo che si possano fare interviste anche solo per poter capire meglio certi argomenti. Facciamo allora che ti faccio domande facili, io schiaccio il bottone e tu fai il resto, ok? Tu hai una fotocamera digitale? Di quanti mega pixel?

R: In 60 anni ho messo insieme un museo di oltre 50 macchine che ho amato moltissimo e alle quali penso con nostalgia. Adesso uso una Coolpix 7.900 che porto sempre in un taschino come altri il telefonino. Vent'anni fa per fare quello che fa una Coolpix occorrevano 15/20 Kg di attrezzature: non è una metafora ma è un calcolo esatto. Fotografo del resto pochissimo, in Internet si trovano sapendolo usare 800.000.000 di fotografie già pronte che si "fotografano" si prendono con Google e con Photoshop. Cioè, oggi per fare Fotografia Artistica non serve purtroppo più la macchina fotografica ma un calcolatore, Internet e Photoshop. Insisto: parlo sempre di Arte Fotografica Digitale. Che pochi sanno cos'è, pochissimi in Italia; forse meno di 10. Se vai in Google e batti MOCA (Museum Of Computer Art) scopri finalmente la Fotografia Artistica Moderna. L'Italia è ancora il paese dell'analfabetismo fotografico. Specialmente nelle Università.

D: Ando, sono sicuro che tra i nostri lettori tanti staranno pensando di essere tra quei dieci. Però io devo pensare anche a quelli che sono ignorantelli, come il sottoscritto. Dai, dammi una mano nella compilazione del Bignamino fotografico. Cos'è la Fotografia Artistica Moderna?

R: Da sempre si fanno cose, oggetti, di tanti tipi chiamate Opere d'Arte e si fanno con mezzi e materiali diversi usati anche per altri scopi. La Fotografia, il procedimento fotografico, è un mezzo usato anche e fin dal principio per fare Opere d'Arte (immagini automatiche) oltre che per altri scopi. Da quando è nato il mezzo fotografico ha avuto una continua e spesso profonda evoluzione nelle attrezzatura e nei materiali. Quando ho usato l'espressione "moderna" ho fatto male: volevo dire attuale, contemporanea. Quella che si indica come Rivoluzione Digitale è un evento epocale che ha cambiato e cambia tutti i modi di comunicare, di esprimersi e dunque anche cambia il modo vecchio fotografico (detto analogico) di fare Opere d'Arte Automatiche. A proposito: si dicono automatiche quelle che si formano simultaneamente o comunque in tempi brevissimi in ogni loro punto. Le immagini automatiche digitali a differenza dalle analogiche non sono finite ma dopo essere state riprese o riprodotte con i nuovi mezzi digitali (macchina o scanner) subiscono continue e volendo innumerevoli modificazioni artistiche perché sono fluide .....

Ma non si può andare avanti così: di immagini digitali non sai nulla di niente. Tu mi domandi che cosa è l'Acqua! Io ti rispondo o con un grosso volume o che è una cosa da bere. L'Arte Digitale è quella che come ti ho detto puoi vedere in centinaia di opere molto belle, fra le migliori del mondo, in MOCA. La tua ignoranza è tipica ovvero totale, assoluta: sei un uomo delle caverne che chiede a un fisico premio Nobel cos'è l'elettrone.

D: Ma cosa si insegna nei corsi universitari con specializzazione in Fotografia?

R: Nei corsi universitari docenti analfabeti come te insegnano a studenti analfabeti cos'è la "fotografia"! A proposito: i tuoi lettori non pensano di essere fra quei dieci: non pensano.

D: Però dovresti ammirare la mia voglia di apprendere, di emanciparmi dall'ignoranza che contraddistingue me e tutti quelli come me. Perché il circolo vizioso da qualche parte si deve interrompere. Pensa: analfabeti insegnano ad altri analfabeti cos'è la fotografia, affinché ulteriori analfabeti ne scrivano la critica che servirà per giocarsi la carta con l'ultimo degli analfabeti, il gallerista. Chi faresti fiori per primo: il professore, il fotografo analfabeta, il critico o il gallerista? Perché?

R: Ammiro ammiro e tu ammira che malgrado le arie che mi do rispondo puntuale e con attenzione a un "analfabeta". Poi non farei fuori nessuno: e perché? Rispondo: perché sono un vecchio allegro e felice di vivere il pezzo terminale che è anche il migliore della mia vita. Infine la gente si fa fuori tantissimo da sola.

D: Come avrai capito, sono molto ignorante, per cui volevo renderti partecipe di una mia riflessione. Perché il fotoamatore si chiama così? Foto - Amatore. Non esiste il poeta amatore, il cineamatore, lo sculto amatore... Perché proprio nella fotografia si è voluto utilizzare il suffisso "amatore" per contraddistinguere una categoria? E poi, è un amore corrisposto?

R: Ma ti ho già risposto! Comunque ripeto: la fotografia artistica (non dimenticare mai che parliamo di questa) si fa con un mezzo che ha richiesto oggi specialmente nella sua ultima evoluzione, il lavoro, le competenze di grandi professionisti: la Coolpix è il frutto di incredibili capacità e con questo frutto si fanno Immagini (di cui in fondo sono loro gli autori) che un poveraccio qualunque può credere di averle fatte lui! Ti pare poco? Lo stesso succede anche per i Poeti che usano la Scrittura anch'essa un mezzo formidabile evoluto da pochi: i poveracci poeti credono di fare poesie ma ci vuole più fatica a scrivere brutti versi che schiacciare un bottone. Poi in principio si disse dilettante ma amatore è meno riduttivo .... poi tutto questo non ha importanza: hai viaggiato nel MOCA? Cioè nel grande futuro dell'ARTE?

D: Ando, tu devi avere pazienza con me e con i nostri lettori. Sei, parole tue, un vecchio allegro e felice di vivere che evidentemente apprezza il rendere meno ignorante analfabeti come il sottoscritto. Vorrei averti conosciuto prima e non solo per vie digitali, perché grazie alla tua ultima fatica letteraria ho capito quante lacune abbia la mia conoscenza della fotografia. Il Moca è già finito tra i miei segnalibri e non mancherò di lanciare apposita "news" su design radar. Sul MOCA ho visto tante cose elaborate digitalmente, per mezzo di Photoshop. Secondo me questo programma emancipa il fotografo da alcune limitazioni dell'analogico. Quando ti dai da fare col digitale, ti senti più o meno libero rispetto a quando ti esprimevi solo con l'analogico?

R: La slitta indiana della prateria tirata da una donna e l'aeroplano a reazione sono entrambi mezzi di trasporto: le loro immagini possono egualmente essere archiviate con queste parole che se le batti in Google ti richiamano le due cose in 20.000.000 di siti, dove esiste una differenza epocale: che tuttavia è ancora minore di quella che passa per fare Arte con il mezzo analogico e con il digitale. Tu parli di alcune limitazioni! Prova a scrivere che la slitta ha alcune limitazioni rispetto all'aeroplano. tu scrivi quello che scrivi perché non hai la più remota vaga pallida idea di cosa sia il digitale. Poi le opere che vedi in MOCA raramente sono fatte con Photoshop: esistono almeno 50 mezzi differenti per farle e partendo da 1000 percorsi diversi. Mi chiedi se mi sento più o meno libero ...... eccetera. Prova a chiedermi se per andare in Cina mi sento più o meno libero con la slitta tirata da mia moglie o con un moderno apparecchio di linea area. E ancora, per fare arte fotografica analogica intendo riconosciuta come tale per una mostra delle diecimila che si vedono occorre solo decidere di farla e pochi minuti per sapere schiacciare un bottone. Per imparare a fare opere come quelle di MOCA occorrono anche anni: il procedimento artistico digitale avanzato è difficile esattamente come imparare a suonare il violino da concertista. In Italia la "cultura" fotografica si trova al tuo livello.

Non ci credi? Chiedi a qualche artista fotografo se ne conosci di fare un'opera che venga accettata dal Moca. Ripeto: tu non hai la più vaga, remota, pallida idea di cosa è successo e si evolve velocemente: vivi davvero ancora nella caverna analogica

D: Senti, ma perché in Italia la cultura fotografia è messa così male? Sai che c'è gente disposta a pagare pur di esporre e pur di farsi redigere un testo critico? Non è come se una prostituta decidesse di pagare il cliente, giusto per farsi un nome?

R: Peggio che mai: mi sembra naturale che se gli piace uno affitti un posto per metterci le sue cose e sperare di diventare famoso, e che paghi qualcuno per farsi scrivere un testo. Pensaci bene, se c'è una puttana sei tu: le puttane brutte e cattive sono quelle fallite anche come puttane e che fanno moralismo a buon mercato. Francamente dovresti vergognarti.

D: Ando, in conclusione visto che mi hai praticamente demolito, volevo chiederti qualche consiglio pratico, su come recuperare la retta via. Cos'è che non dovrei mai perdere di vista, cosa ti è rimasto di tutti questi anni come fotografo che vorresti trasmettermi?

R: Ma io non ti ho affatto demolito, ti ho dato solo una notizia molto semplice: i mezzi, i procedimenti, della fotografia artistica stanno facendo un progresso, o meglio un salto epocale, astronomico che è appena al principio: tu parti da 0 io da 4 o 5 di una linea che arriva a 100. Nessuno ti impedisce non solo di raggiungermi ma di sorpassarmi. Proprio nessuno: io so strimpellare il violino tu puoi imparare a suonarlo. Ci vuole tempo come ce ne vuole anche per diventare un bravo cuoco: alla scuola di Cuochi e Camerieri di Frascati di Roma dove ho lavorato a fotografare i piatti per un libro di cucina il diploma di cuoco si prendeva in 3 anni. Purtroppo milioni di poveracci credono che fare OGGI un'immagine d'arte digitale decente sia più semplice che fare una buona cena . Tutto qui.

D: Grazie Ando della disponibilità; in tutta sincerità alcune tue parole sono state per me una vera chiave di volta. Spero prima o poi di riuscire ad incontrarti da qualche parte, anche solo per fare due parole faccia a faccia. Per chiudere, un'ultima domanda, poi prometto che chiudo. Non ti ho ancora chiesto nulla sui diritti d'autore, ma credo che dopo aver parlato di digitale sia anche giusto chiederti cosa ne pensi di questo aspetto. Non ti faccio una domanda specifica, ma ti chiedo di andare a ruota libera e di dirmi tutto quello che pensi su questa cosa.

R: E' una buona domanda, la migliore: e ora si parla sempre di immagini dell'Arte. Con l'esplosione del digitale che non dimentichiamo è solo al principio, la difesa, la rivendicazione del diritto d'autore diventa molto difficile, quasi impossibile. Su cosa si vuole rivendicare il diritto? Se su una immagine che io trovo e richiamo sul video del calcolatore (MOCA) e che sempre sul video uso non ha senso: è come se dopo aver visitato una mostra mi ricordassi di un'opera e me la "copiassi" a casa. Il video è un mondo fuori dal mondo dove non esistono le leggi comuni. Se la stampo e ne cambio il formato o anche qualcosa all'interno non è più la stessa ma diventa un'opera mia. Lo stesso se fotografo in digitale un quadro e poi lo elaboro anche di poco ........... esistono già sentenze di giudici intelligenti che riconoscono che il digitale liberalizza quello che tocca.

Il diritto d'autore si può difendere come avviene in USA nel files dell'immagine: mi piace un'opera d'arte digitale, chiedo una stampa firmata all'autore e insieme alla stampa una copia del files in una bella memoria (CD) CHE PUÒ' ESSERE NUMERATO INCANCELLABILMENTE. E che poi ho il diritto di usare in tutti i modi: è come se tanti anni fa avessi chiesto allo xilografo la matrice della stampa insieme alla stampa dell'incisione. Fra le tante manifestazioni dell'analfabetismo nel povero mondo dell'Arte in Italia una delle più comiche è la difesa "informatica" del diritto d'autore.

D: Quindi sei per la “libera circolazione delle immagini”, mi sembra di aver capito. Giusto?

R: Ci sono in Internet 800.000.000 milioni, ottocento milioni, di immagini diverse che si possono elaborare e far diventare tutte artistiche per diventare 800 milioni di milioni di milioni… e che tutte si possono prelevare e stampare e appendere e farci quello che si crede… La gente anche del mestiere non riesce a capire che i copy per le immagini d'arte digitale è morto è morto è morto… e se qualcuno impedisce il prelievo se l'immagine si può proiettare la proiezione si può fotografare e chi ci sa fare ottiene una nuova immagine ancora migliore. E' morta stramorta defunta la proprietà privata dell'immagine digitale dell'arte…ma resta quella del files per chi ci sa fare col files. E ora viene il bello privato: io produco decine di immagini al giorno in cento modi diversi perché mi diverte e voglio diventare bravissimo come quelli del MOCA per quelle allegate e giuro davvero che non so se le ho fatte io o un altro. Proprio così ripeto ch'è vero: io non so più riconoscere le mie immagini "artistiche" da quelle di altri. e questo mi fa sentire libero libero libero.

D: Qualche giorno fa è venuto a mancare Michelangelo Antonioni. Lo conoscevi? Ci hai lavorato?

R: Un poco mi dispiace, ma poco. Io sono stato quando non era ancora nessuno e stava con Monica Vitti (che brava, che bella) suo fotografo gratis perché non aveva una lira (parlo del 1964 o giù di li). Adesso ricordo un fatto curioso che può essere utile a tutti. Ora in tv ridanno i suoi film così ho rivisto Blowup che pure voi conoscete. Racconta un giorno di vita di un fotografo inglese ricco e famoso: nella prima parte del film scatta fotografie di continuo. a centinaia e centinaia con la macchina scarica. A me che costringessero a recitare anche una macchina fotografica mi feriva perché sono strano. Così quel film del 1966 che ha reso famoso Antonioni mi ha fatto odiare tutti i suoi film che trovo falsi e noiosi e adesso che mi sono costretto a rivedere Blowup tentando di ripensarci mi è sembrato più brutto che mai.