STUDIO CROMIE

Si è aperta lo scorso 7 dicembre 2007, una interessante mostra presso il Circolo Arci Zuni di Ferrara, con le produzioni di StudioCromie, laboratorio serigrafico con base a Taranto, che nel corso degli ultimi due anni ha realizzato una serie di poster e libri in tiratura limitata.
Una mostra che vede la presenza di nomi assolutamente significativi per quanto riguarda il panorama italiano (e non solo) della illustrazione: Erica il Cane, Blu, Clio, Tommaso Gorla, Alessandro Baronciani, Ethos, Paper Resistance, Cane di Coda (ai quali vanno aggiunti Mantis e Donada, che mi pare non siano in mostra). Alcuni di loro hanno a che fare con i fumetti, altri con i muri delle strade (possibilmente estesi), altri con la musica, altri ancora nei piani inclinati dove gli ambiti si incrociano.
Dietro le quinte di StudioCromie c'è Angelo Milano, anch'egli bravissimo illustratore.
Ma anche musicista.
A lui alcune domande sul progetto in questione e sulla mostra in corso.


Domanda d'obbligo: come e quando nasce StudioCromie? E perché la decisione di "specializzare" le produzioni sulla tecnica della serigrafia, con una particolare attenzione per il formato poster?

Ma sai che è una vita che provo a buttare giù un testo per introdurre alle grandi masse StudioCromie?
Non è mica facile! Ci ho provato anche per la mostra a Ferrara, ma niente. Non ci riesco. Non che mi manchi la "parlantina" eh. È solo che si tratta di una cosa che non sono ancora riuscito a descrivere per quello che veramente è. I perché e i percome sia nato mi sono ancora parzialmente oscuri.
Soprattutto viste le successive e più recenti evoluzioni della cosa.

Diciamo che parto come illustratore, non bravissimo come scritto sopra, ma illustratore, da lì in poi la voglia di saltare la fase di rivolgersi a terzi per dare corpo a quanto prodotto in fase di progettazione, e stamparmi le cose per conto mio.
Da lì in poi la necessità di farlo in modo economico e relativamente semplice (non sapevo ancora gli sbattimenti a cui andavo incontro con la serigrafia), da lì in poi, una estate sono andato in Canada, ci sono stato tre mesi a stampare da un amico, uno "stampatore politico", cosi li chiamano li, e al mio rimpatrio ho avvertito l'urgenza di costruire un laboratorio tutto mio.
A settembre era già pronto.
Ho rubato legno da Brico, recuperato ferro per strada e vetro dal vetraio. Beh, al vetraio 40 euro glieli ho dati... ed in un mese eravamo pronti.
...mancava solo la roba da stampare.
Prima copertine di dischi, poi poster per gruppi e, infine, visto che inspiegabilmente sono circondato da gente di indiscusso talento, è stato un passo ovvio chiedere ad uno a uno di venirmi a trovare e fare qualcosa insieme. Illustratori, street artist, disegnatori, musicisti e quant'altro.

Tutta gente che ho sempre visto parte di una stessa cosa, quell'unica cosa in grado di dare un po' di fiato a questa affaticatissima Italia. Perché sì. Questa gente, tutta, ha in un modo o nell'altro avuto a che fare con l'autoproduzione, con il DIY, con l'esigenza di fare qualcosa di diverso da quello che gli era stato richiesto e di farlo senza pensare alle conseguenze. Fare per la necessità di fare. Un vero e proprio bisogno anche se talvolta ben mascherato da comune voglia. E a me questo piace.

Toh, te la butto lì perché a me piacciono i sensazionalismi: questa gente è la nuova creatività italiana.

Quella creatività per cui decenni addietro siamo diventati fighi per poi lentamente addormentarci sugli allori dei riconoscimenti ricevuti, e ricoprirci di ferma polvere tinta tricolore.
Lo stesso processo che ha ucciso il cinema italiano. Credo.

Ebbene, StudioCromie vuole essere aria fresca per tutti, in discesa in bici da nord a sud e viceversa. Non fatemi ricalcare, per altro male, i discorsi di benigni, ma oh: l'Italia.

...per tornare alla domanda e rispondere come si deve almeno a uno dei punti in discussione.. la serigrafia.
È bellissima, ci si sporcano le mani ed è davvero una cosa artigianale, ci sono giorni che "smadonni" per ore perché una cosa non ti viene come dovrebbe. E si, è stimolante. E poi è l'unico metodo di stampa che conosco, a conoscerne altri magari...

Come dice la breve didascalia sul sito dello Zuni, hai chiamato "a raccolta alcuni tra i migliori giovani illustratori italiani", e non c'è dubbio che sia così. Personalmente, seguo da tempo i lavori di ognuno di loro e ho avuto modo in svariate occasioni di parlarne su Design(Radar. I loro nomi girano dai banchetti delle autoproduzioni che si possono intravedere durante i concerti, alle gallerie di Londra o New York, passando (nel caso di Blu ed Erica il cane) per il tristemente noto muro edificato da Israele in Palestina, che ha subito recentemente "interventi d'artista". La cosa interessante risiede, a mio avviso (smentisci pure se sono in errore), nella determinazione di un progetto collettivo, a più mani, tra chi disegna e chi colora (per semplificare). Che criteri hai utilizzato nell'invitare gli illustratori sopracitati? E con chi altri prevedi di collaborare nel prossimo futuro?

Orca eva. Avrei dovuto leggere tutte le domande prima di rispondere alla prima, fatta la cazzata, non leggerò neanche le successive, cosi ci manteniamo belli spontanei, risposta per risposta.

Eh sì, l'ho già scritto. Il minimo comune denominatore per il quale ho contattato tutti questi pazzi è l'aver fatto qualcosa di non programmato, di estraneo alle dinamiche standard da "itagliano" con la "gl". Tutta gente che si è messa in discussione senza tanti fronzoli e un giorno ha detto: "io sono un musicista", o "io sono un disegnatore". E alla fine sì, secondo me tutti, a modo loro, ce l'hanno fatta.
Metti Cane di Coda, un esempio unico di quanto la tecnica non conti e di quanto sia più importante l'intenzione.
O metti Gorla, vero e proprio caso umano che inciampa in continuazione fra disegno e musica senza alcun assetto organizzativo o programmazione credibile.
Anche Erica il Cane e Blu, il fatto che siano cosi bravi che se ne sono accorti addirittura oltreoceano, non vuol dire che siano partiti da presupposti diversi, trattasi in ogni caso di gente con i piedi per terra. Partiti tutti dallo stesso via.

L'elemento caotico. da cui tirare fuori qualcosa che non per forza doveva esserci.
Ecco cosa li unisce.
Il tutto, se pensi a come certe cose nascano "alla cazzo" calza perfettamente con l'estetica di quanto sto cercando di fare.

E, cioè, estrarre da uno stato di fatti deludente, caotico, senza reali possibilità apparenti, qualcosa di unico e grandioso. Colorato come un pugno negli occhi.

E poi sì, eravamo tutti amici che si incontrano ai concerti, o al bar, e che poi dopo la terza birra è chiaro che siamo tutti simpatici.

Per quanto riguarda le ultime evoluzioni invece, gli artisti stranieri, beh, li sono altre le ragioni. Ma con ste cose era inevitabile che io dovessi scontrarmi con manie di grandezza. È chiaro a tutti che voglio che StudioCromie diventi una cosa enorme e globale. Ragion per cui ho in servo grandi novità per il futuro, che ancora però non mi sento di annunciare, che se poi non vanno a buon fine me la prendo con voi. Gufi.

Da "stampatore", come descriveresti il lavoro di ognuno di loro?

Se da stampatore intendi dal punto di vista tecnico...mmhhh...
Molti di loro non hanno la minima idea di cosa possa voler dire stampare in serigrafia, soprattutto in un laboratorio cosi poco credibile e auto-costruito come il mio.

Tipo un Baronciani che mi chiama ad una settimana dalla sua mostra e mi fa: "...allora Angelino, mi stampi tre disegni su 100x140 a due colori, poi sette disegni su 35x50 in tiratura da venti e poi ancora tre disegni in 50x70 in tiratura da 50".

Diciamo che è sempre un sacco di lavoro, quindi da stampatore li odio tutti.
Tranne poi i casi in cui questi cari ragazzi si infilino anche loro nell'espresso della morte e mi raggiungano a Taranto per stampare insieme, in quel caso li rispetto molto. Ma cosi tanto da metterli a fare le mansioni più fastidiose traendone immenso gaudio.
Come lo vedete Erica il Cane, uno degli artisti più fighi del momento, a bacchetta tipo: "....pulisci il tavolo, vammi a lavare la spatola e poi portami il telaio grande".
Eh beh, certe soddisfazioni me le sono potute permettere più di qualche volta.
E adesso mi risponde al telefono cosi: "Pronto capo?!!?".

Poi, dal punto di vista artistico mi fanno impazzire. Per alcuni di loro nutro un sentimento indescrivibile, che quasi arrivo a comprendere la funzione ultima dell'arte nella vita dell'uomo. O anche solo nella mia.
Mi faccio di quei pensieri degni del più stronzo dei filosofi, passeggiate che un cervello semplice come il mio non affronta poi cosi spesso.
Eppure, alle volte, difronte ad alcune robe di Erica il Cane o Blu o anche Cane di Coda. Mi meraviglio e mi spingo oltre a pensare, fino a quando poi non mi si blocca la testa. Come quando penso alla focaccia di mia nonna che è morta, buonanima. Cose di cui non puoi davvero comprenderne a fondo tutto il valore. Ora estetico, ora sensoriale e ora doloroso...
Alcuni disegni semplicemente mi fanno pensare che sono li, come quando tocchi una roccia, che non ti chiedi come mai sia lì. C'è e basta, e devi prenderne atto. Puoi magari approfittarne e godere di quanto sia bella ai tuoi occhi. Che è anche quello il bello, c'è roccia e roccia...
Uhm.
L'avevo detto che era un sentimento indescrivibile, che fai ora, pretendi che riesca a descriverlo?

Ci sono nomi attualmente non presenti nell'"indice degli autori" e che non saranno prossimamente presenti in tale elenco (così mi levo fin da subito il rischio di passare per gufo) che ti piacerebbe collaborassero con StudioCromie? Sentiti libero di rispondere, tra la realtà e la fantasia.

Direi di no. Sai?
Bene o male tutta la gente con cui vorrei collaborare l’ho contattata e si è dimostrata entusiasta. Poi è certo che c’è chi invece non mi ha neanche risposto. Molti a dire il vero. Ma a quel punto sono fatti loro, si perdono le orecchiette di mia mamma, che quando le fa in casa non ne avanzano mai, se non le mangiano loro le mangerà qualcun altro, e quando finiranno i "qualcun altro" di certo io non mi tirerò indietro, fino al quarto piatto ci arrivo tranquillo.

Ora, non per menarmela, ma a grandi linee l’invito funziona cosi: ti pago il viaggio, arrivi e ti vengo a prendere in aeroporto, due minuti dopo sei li a tavola che mangi cose che non ci credi, poi ti accompagno nel tuo appartamento personale nel bel mezzo del centro storico, bivacchi un po’, dopodiché se vuoi si va al mare o, se preferisci, si va a fare un giro.
Alla sera hai già conosciuto tutti i miei amici e sei li che "cazzeggi" con loro, che non hai neanche più bisogno di me a farti da guida e magari hai già "intortato" una tipa/un tipo.

Io mi sentirei un pazzo a non accettare un invito del genere.
Poi però, sotto sotto, ti rendi conto che anche il più underground degli ambiti artistici, vedi quello della street art, è in realtà molto più vicino a gallerie e al lato venale della faccenda di quanto si pensi, con le dovute eccezioni, chiaramente. Quello che propongo io è sì venale, è chiaro a tutti che lo faccio per vivere, e vorrei anche vedere dato che lo faccio per 24 ore al giorno, ma allo stesso tempo sento di poter dire che l’esperienza di StudioCromie per un artista, abbia molti più risvolti dal punto di vista personale e umano che altro.
Ragion per cui mi piacerebbe andare avanti collaborando solo con gente davvero contenta di farlo.

Entriamo nel merito dei formati di stampa. Da una parte, i poster; dall'altra parte, i libri. Anzi, per il momento, il libro: "Il Buio" di Erica il Cane. A differenza di altri paesi (Stati Uniti, Olanda ecc.), in Italia il poster è relegato a circoscritti (e ben ristretti) ambiti istituzionali oppure al giro underground musicale e culturale punk/hardcore, il quale ha espresso artisti ed autori assolutamente significativi nel corso degli anni. In realtà, la mia domanda non è una domanda. È una considerazione che ha a che fare con i poster. E con i libri.

I formati di stampa sono il centro di tutte le mie seghe mentali del momento. Per ora libri e poster ma ho in mente moltissima altra roba. Pensa che lo studio non è proprio a Taranto ma a Grottaglie, una cittadina relativamente famosa per un intero quartiere dedito alla produzione, esposizione e vendita di ceramica artigianale. Ho diverse idee e progetti finalizzati ad interagire con gli artigiani del posto. Per esempio, mi piacerebbe tantissimo portare alcuni di questi artisti su ceramica e produrre oggetti senza senso, tipo piastrelle o piatti o vasi. La serigrafia fortunatamente si presta anche a questo tipo di stampa. E io mi sto attrezzando!

Per quanto concerne le esposizioni, se non sbaglio quella di Ferrara è almeno la terza, dopo quella tenuta al SestoSenso di Bologna e al Maffia di Reggio Emilia per Artistinrete. Come prepari le mostre, dal punto di vista dei materiali, dell'allestimento e della promozione? Il fatto che gli spazi citati non siano gallerie classiche ha un significato motivato e/o particolare? Pensi di portare anche all'interno delle gallerie i progetti di StudioCromie? Che tipo di reazioni riscontri da parte delle persone che seguono le esposizioni con i materiali da te stampati, considerato che stiamo parlando di un supporto, la serigrafia, non particolarmente diffuso in Italia.

Quello delle mostre è un discorso particolare.
Le tre fatte finora le ho affrontate con estrema superficialità ma ho già notato lievissimi miglioramenti. Purtroppo devo dire che l’aspetto comunicativo è davvero carente. Non c’è quasi mai promozione, e mi organizzo sempre all’ultimo minuto. Tipo che tre ore prima di montare sono all’Ikea cercando di non farmi notare alle casse mentre esco con 10 cornici sotto braccio.
Le reazioni sono positive. Soprattutto nell’ultima, quella ancora in corso, ho trovato gente interessatissima e curiosa. Non sempre al punto di spendere 70 euro per una stampa ma sì, sono cose che mi fanno stare bene e danno senso a quello che sto facendo.
E poi si, anche quello è vero, la serigrafia in Italia è quella tristissima dei teli dei camion, o delle magliette per le pizzerie e dei gadget aziendali. Pochissime e spesso poco considerate le realtà in cui la serigrafia sia legata ad un discorso leggermente più artistico. Credo comunque che le cose stiano lentamente cambiando, ci sono e ci saranno sempre più realtà interessanti. Per esempio Cane di Coda, Giovanni fa delle robe bellissime e sforna magliette stupende. Nettamente al di sopra di qualsiasi marca in commercio.
Per tornare all’argomento mostre, ora che mi viene in mente, a gennaio in realtà saremo in mostra in una galleria più galleria delle altre che ci hanno ospitato finora. Si chiama Mondo Pop ed è a Roma, a due passi da piazza di Spagna.
A dire il vero, io pensavo di stare il più lontano possibile dalle gallerie, quelle in senso stretto. A volte non ne condivido modalità e attitudine. Il caso di Mondo Pop è ovviamente un altro discorso, i ragazzi sono tranquillissimi, genuini e raccomandati da Baronciani.
Per l’estate prossima ho intenzione di organizzare degli eventi, invitando artisti ed esponendo nello stesso studio. Luglio prossimo sarà un mese di grandi novità.

Novità. Rimaniamo sul termine. Tra le novità sono previste esperienze interdisciplinari? Mi viene in mente, per esempio, lavori di poesia visiva, anche se gli esempi da fare potrebbero essere molteplici. In sintesi: continuerai ad esplorare l'illustrazione in senso stretto oppure prenderai in considerazione ulteriori mezzi espressivi?

No, credo di rimanere sull’illustrazione, ti dirò, ora come ora sto facendo di tutto per far sì che lo studio funzioni cosi com’è. Pensavo più che altro che potrebbe essere interessante studiare degli eventi in cui fare qualcosa dal vivo. L’ altro giorno sotto effetto di caffeina mi sono innamorato dell'idea di questa mostra in cui si stampa dal vivo. Non vorrei, ma credo di dover utilizzare la parola performance. Una cosa simile, e in quel caso sarebbe bello anche coinvolgere musica dal vivo e robe del genere.

Andiamo sul personale. Su Amiam.org, il sito che raccoglie i tuoi lavori, si legge: "cover design, poster design... let's just say design". A seguire, una serie di progetti realizzati in ambito musicale. Prettamente DIY. C'è un lavoro in particolare che vorresti presentare, che possa in qualche modo sintetizzare al meglio il tuo approccio alla progettazione grafica?

Dio mio. Con quel sito ho un pessimo rapporto. Non lo aggiorno mai perché non sopporto l’html o i siti web in assoluto. Ci sono solo robe vecchie e se dovessi pensare ad un lavoro che sintetizzi il mio approccio alla progettazione adesso ne sceglierei uno degli ultimi, quindi non presente sul sito. Per esempio questo: http://www.sceneboot.org/up/archivio/18-12-07_2-47-am_82.55.253.90_rokkuro.jpg in cui c’è addirittura una micro narrazione. c’è un corvo malefico a cui viene tolto l’albero da sotto le zampe (copertina) e lui parte (interni) e va a ritrovarlo morto per terra per risiedercisi sopra (libretto).
Spesso non ho un'idea di base sul concetto da sviluppare, ma ho un’idea sul materiale da utilizzare. Per le copertine di dischi soprattutto, ho spesso usato oggetti o cose trovate in giro, tagliate, incollate e assemblate istintivamente. La copertina di XiuXiu per esempio è fatta con foglie d’edera raccolte a Taranto (mia città natale), Bologna (città dei miei anni universitari) e Milano (città dove vivevo in quel periodo). Andavo in giro con una busta, come un matto. Perché dovevo finire quella grafica mentre mi spostavo da un posto all’altro. E raccoglievo foglie.
A posteriori mi rendo conto di quanto possa essere ridicolo beccarmi nel giardino di casa tua con una busta a scegliere foglie dello stesso colore o grandezza.
Comunque sì, mi piace pensare di avere un approccio spontaneo. Una volta scelto il materiale da utilizzare lo smonto e lo rimonto e di solito cerco di non andare oltre una scansione per immagine, non sto li a sistemarle per evitare che il tutto perda di freschezza, le poche volte che sono stato li a rifare, rivedere, calcolare e sistemare per bene sono venute fuori le cose di cui sono più scontento in assoluto.
Perché di norma sono scontento di quello che faccio con la grafica, delle volte riesco addirittura a schifarmi.

Tempo fa, in una intervista, Koen di Studio 't Brandt Weer mi disse, a proposito di riferimenti in relazione al suo lavoro: "Non ci sono nomi fondamentali per quanto riguarda il nostro studio o la mia attività di insegnante; fondamentali sono i campi di ricerca, la natura (e i suoi processi), la società (e i suoi processi), il viaggiare, le persone, il buon cibo, la musica, la poesia, la filosofia, il fashion, i film…". Mi pare che, in qualche modo, la cosa si leghi alla tua risposta sulle modalità di collaborazione con StudioCromie. Non è una domanda, la mia. Ma una considerazione, sulle relazioni. E la progettazione.

Consideri bene. E poi diciamocelo: è tutto un po' alla cazzo. Si tratta di amici che vengono al mare da me, come venivano anni fa, quando organizzavamo concerti punk. Poi il punk è un po' morto da queste parti. Insomma, l’imperativo è stare bene. Il resto è una scusa.

Ci sono nuovi progetti in cantiere oppure la tua attenzione al momento è tutta concentrata su/attorno StudioCromie?

Eh per il momento StudioCromie ha davvero bisogno di attenzioni e un sacco di energie. Ho un mio amico che mi aiuta quasi sempre e mi facilita il lavoro ma, a parte lui, (il grandissimo Giorgio di Palla) sono solo. E non ho neanche la patente, lo studio è a 15 minuti dal centro e anche solo per tagliare la carta in tipografia è un casino ogni volta. Poi i contatti con gli artisti, le spedizioni, i registri e quelle menate per non fare arrabbiare la finanza. A volte ci penso e mi piacerebbe fare un sacco di altre robe ma alla fine non ne trovo mai modo e tempo. Avevo due mostre in Germania negli scorsi mesi, che quasi quasi diventavo uno di quelli che fanno installazioni, giuro! Poi però ho pensato che non avrebbe avuto un gran senso; rispetto alla prima sono completamente scomparso e, relativamente alla seconda, sto per scomparire. Dovendo scegliere, preferisco concentrarmi su cose più concrete, ragion per cui dò sempre la priorità a StudioCromie.

(Off topic) ...ma le orecchiette di tua mamma? Una super ricetta segreta immagino...

No, non è segreta. Anzi, è super-tradizionale, ed è proprio li bello. Sugo e cacioricotta. O anche cime di rapa per i duri e puri. Quando proprio si vuole fare una cosa alternativa si chiama in causa il signor broccolo.
E poi questa estate era la ruota delle mozzarelle con il ripieno di ricotta, e credimi, con tutto il rispetto per la bufala napoletana, si trattava di sapori mai sentiti al mondo, se ti capiterà mai di intervistare Blu ricordati di chiedergli che ricordo ha delle mozzarelle di Gioia del Colle!