INTERVISTA A LANCE 404

(a cura di Boskizzi)

Boskizzi: Ciao Lance, i lettori di questa rubrica sanno ormai da tempo che la prima domanda serve a rompere il ghiaccio, ad inquadrare il "personaggio" che di volta in volta subisce le mie domande. Per cui lascio a te la palla... hai a disposizione D(R per dirci chi sei, cosa fai, dove vai, cosa ti piace, cosa odi, chi ti sta sulle palle...

Lance: Mi presento, sono Lance, 36 anni di Modena. La cosa che sono sempre stato bravo a fare è complicarmi la vita, se non sono seppellito di cose da fare... mi annoio. Crescendo ho passato tante fasi (nella mia testa tutte collegate tra di loro da un unico filo conduttore), passando dal writing, alla musica, alla grafica, poi al web design ed alla fotografia. Alterno il mio lavoro in agenzia (Sartoria, Modena) ai progetti personali. Negli ultimi dieci anni ho fotografato centinaia di concerti, in prevalenza hard core, e presto documenterò questo capitolo della mia vita. Ma ora sono già immerso in un nuovo mondo al quale mi sto dedicando da un paio di anni per comprenderlo, assorbirlo e trasmetterlo.

Come si può comprendere dalle mie prime parole, della fotografia amo la capacità di rappresentare ciò che succede intorno a me, ciò che sto vivendo in prima persona. Dove vado? mah .. bella domanda. Fortunatamente la mia vita non è stata molto lineare, dopo una laurea in Ingegneria Meccanica mi sono ritrovato a fare tutt' altro in men che non si dica. Odio dover dormire, il tempo non basta mai.

Amo diffondere e trasmettere quello che faccio in totale indipendenza, creando gli spazi necessari senza appoggiarsi ad altri. Sotto questo aspetto la rete è uno strumento eccezzionale. Amo lamentarmi che non ho mai tempo per fare tutto quello che vorrei, ed il bello è che è solo colpa mia!

D: Sul tuo sito è possibile visualizzare parecchio materiale legato al mondo della musica live. Sopra mi parlavi che è tua intenzione "documentare" questo mondo. Cosa bolle in pentola? Un libro?

R: Diciamo di si, ma non solo. La musica è stata la mia prima passione come fotografo. Quello che succede sotto al palco, l'interazione tra band e pubblico, l'energia, l'impatto dei concerti hard core o metal è difficile da spiegare con le paole. Ho selezionato un certo numero di fotografie da dieci anni di concerti, fotografie in "prima linea".

La mia idea è quella di raccogliere tutto questo in un libro, accompagnato da alcuni brevi racconti legati ad alcune di queste fotografie. Ho già iniziato a lavorarci ma a causa dei continui impegni l'impaginazione sta andando a rilento. Ovviamente il libro sarà il formato più naturale e più adatto per apprezzare le fotografie, ma vorrei parallelamente creare anche una versione digitale di questo lavoro da poter fruire attraverso la rete. Non sono ne il primo e non sarò di certo l'ultimo fotografo a realizzare un libro di fotografie live, proprio per questo nella selezione delle fotografie ho cercato di seguire un taglio particolare. Gli scatti non sono focalizzati solo sulle band, ma hanno uguale importanza sia il pubblico che i musicisti.

D: Interessante questa tua predilezione per il "live", mi incuriosisce non poco. Solitamente tendi ad isolarti o ad entrare in "sintonia" con la musica che ascolti, per realizzare gli scatti che abbiamo visto? Per certi versi mi ricorda l'ambiente della fotografia naturalistica. Non credi ci possano essere affinità?

R: Assolutamente devo essere in sintonia con i concerti che fotografo. La prima regola è conoscere bene quello che sto fotografando, non potrei fotografare band hard core senza conoscere la loro musica e la scena, stesso discorso per lo snowboard od il freeride. Questo tipo di fotografia non è solo tecnica ma anche un rapporto tra te e chi hai davanti. Nella musica devi conoscere come muoverti sopra o sotto il palco, per non essere "di troppo" sia nei confronti della band che del pubblico che ha pagato un biglietto (spesso caro) per vedere il concerto. Negli action sports devi conoscere i trick che il rider sta facendo, devi sapere le traiettorie e l'attimo in cui il trick è al suo culmine per fotografarlo in modo che sia comprensibile con un solo fotogramma.

L'affinità con la fotografia naturalistica ci stà tutta perchè sono un osservatore che cerca di stare il più vicino possibile a quello che sto documentando, ma allo stesso tempo cerco di rendermi invisibile. Per riuscire in questo bisogna conoscere profondamente la situazione.

D: Come si incastrano in tutto ciò i progetti BEHIND MAGAZINE e HATE TV?

R: Behind Magazine ed Hate Tv non sono altro che l'altra faccia del mio lavoro, quella legata al webdesign ed alla grafica. Hate Tv è nato circa sei anni fa con l'obbiettivo di creare un magazine completamente indipendente che parlasse di musica underground in Italia. Negli anni ha mantenuto la sua indipendenza, si è creato un vasto bacino di visitatori abituali e soprattutto è stato un potente canale per fare vedere il lavoro di tanti bravi fotografi appassionati di un certo tipo di musica. Ogni mese vengono viste circa 200.000 fotografie, e considerando che il sito è stato creato da zero, senza la minima sovvenzione e pubblicità ... è un risultato gratificante. Carico dell'esperienza di Hate Tv ora sto lavorando su Behind Magazine che, dopo poco piu di un anno dalla nascita e dalle prime collaborazioni, è ora maturo per un rilancio ed una espansione della redazione. Come dicevo all'inizio, amo realizzare gli spazi ed i canali per divulgare il mio lavoro e quello delle persone che mi circondano, puro pensiero DIY.

D: Non fai che riconfermare la tua iperattività, a 360 gradi: fotografia, webdesign, grafica e musica. Nulla a che fare con l'Ingegneria Meccanica. Come hai coniugato lo studio e le tue passioni prima, la scelta di un lavoro così distante con la tua laurea poi?

R: È stato un passaggio graduale, la passione per la grafica ed il writing la coltivavo già da giovanissimo, poi durante gli studi universitari (nei primi anni 90) ho avuto il primo approccio al mondo della rete (allora ben diverso, non si usava nemmeno il browser), da qui il passo è stato breve. Internet mi ha permesso di unire i due lati della mia personalità, quello più tecnico con quello più creativo. Anche se fin da subito dopo la laurea ho lavorato in questi settori, gli anni dell' università non sono stati sprecati, questo lato tecnico mi fa molto comodo quando si lavora su progetti od applicazioni web complesse. Questo aspetto sarà sempre più vero più passeranno gli anni, il mondo della comunicazione ormai cambia molto velocemente e sta diventando sempre più complesso. Basti solo pensare alla conversione che sta facendo la televesione verso internet, e viceversa. Una formazione tecnica può essere solo d' aiuto a chi lavora in questo settore. La musica è rimasta in parallelo a tutto questo, ma non è mai diventata un lavoro.

D: La creatività, passami il termine, si sta sempre più spostando verso un universo ibrido, una commistione di stili, media, supporti e linguagg. Non pensi che questo renda gli artisti sempre più schiavi delle tecnologie?

R: È sicuramente un rischio, e mai è stato così presente come in questi ultimi tempi. Le tecnologie digitali ed i nuovi canali di comunicazione hanno cambiato le carte in tavola, o meglio hanno creato nuovi scenari in cui tante persone ci si sono buttate a capofitto (professionisti, semplici utenti, artisti ecc..). Io, mai come in questi ultimi anni, appena ne ho la possibilità scappo in mezzo alle montagne con pochi amici per una giornata di snowboard o freeride, e questo lo faccio oltre che per passione proprio per fuggire dal computer. La schiavitù più grossa che vivo è proprio con il computer. Se fotografi, disegni, progetti, scrivi o suoni il computer è diventato lo strumento con cui ti devi rapportare. Penso che per rimanere in contatto con il resto del mondo, con il passato, con la natura e con i linguaggi "non digitali" il segreto sia viaggiare, conoscere persone, assorbire tutto quello che possiamo dalle altre culture e da altri luoghi. In alcuni settori siamo quasi obbligati ad usare strumenti digitali, quindi appena possiamo ... scappiamo!

Con la fotografia sono letteralmente seppellito dalla tecnologia, ed ultimamente ho iniziato a sperimentare con vecchie macchine fotografiche proprio per percorrere strade diverse, ormai diventate quasi inusuali. Mi sono procurato delle Kodak Portra scadute da parecchi anni e le sto usando con una macchinetta fotografica degli anni 70 che non ha nemmeno l'esposimetro. È divertente e mi riporta un po agli anni 90 quando fotografavo ancora a pellicola.

D: Direi che hai reso bene l'idea. Senti, hai parlato di fuga: mai pensato di lasciare l'Italia?

R: No, mai pensato. Non so se per pigrizia o cos' altro. Gli italiani in generale non mi stanno simpaticissimi se iniziamo a ragionare di politica o religione, il territorio invece lo apprezzo molto di più delle persone. Alla fine negli anni sono riuscito a creare il mio piccolo mondo e vivere lavorando con quello che sono le mie passioni.

Ho pensato più a quello che potevo fare io per la mia vita piuttosto che a quello che poteva offrirmi questo paese. Se dovessi scegliere di rimanere in un paese basandomi su come funziona lo stato sociale, la politica, la giustizia, le opportunità per i giovani .. ehm .. allora me ne sarei già andato dall'Italia.

D: Lance, grazie di aver accettato questo scambio di battute. Prima di chiudere, mi piacerebbe sapere quali sono gli artisti, a 360°, che più ti stimolano. Potremmo aggiungerli tra le news di D(R...

R: Prendo il tuo 360° in parola. Fotografia, senza ombra di dubbio Boogie, Jill Greenberg, Marc Gouby, Joey Cobbs, Victor Lucas, Scott Markewitz, Craig Stecyk. Come artisti Shepard Fairey, Blu, Phil Frost, Delta, Kostas Seremetis. Come rigista David Lynch sopra tutti. Nel campo musicale negli ultimi anni ho apprezzato parecchio le produzioni dei Soulwax, ma ci sono alcune (poche ma validissime) band italiane bravissime a scrivere e suonare, davanti a tutti Il Teatro degli Orrori. Grazie per la chiaccherata, un saluto a tutti.