(a cura di Boskizzi)
Boskizzi: Ciao Linda, prima di partire a razzo con le "solite" quisquilie fotografiche, mi piacerebbe che i lettori di d(r ti conoscessero meglio. Leggo sulla tua biografia che hai una laurea in Psicologia, hai superato l'esame di stato e poi.. ti sei trasferita a Milano per fare fotografia. Un percorso insolito, non trovi? Come hai maturato questa decisione?
Linda: Ciao Max, in verità mi sono trasferita a Milano per il tirocinio post lauream... e dopo un paio d'anni che ero qua ho iniziato a lavorare nella fotografia. Dal 2005 a metà 2007 sono stata nel "backstage", ho fatto la producer, l'assistente, la photo-editor, l'agente per agenzie estere ...insomma tutto quello che sta attorno al fare foto. Ero sempre stata convinta che i fotografi fossero dei talenti della natura, dei superdotati e che nascessero praticamente già fotografi! Per quello ho fatto psicologia... c'è sempre un' "osservazione" del mondo in tutti e due queste professioni.
La fotografia mi interessava già a 20 anni, ma si limitava ad andare alle mostre che facevano a Padova. Finchè ad un certo punto, ed esattamente quando si sono avvicinati i 30 anni, mi sono detta "perchè, per una volta, non provo a fare quello che voglio veramente adesso?!?" Ed eccomi qua!
D: Interessante questa cosa dell'osservazione. Che analogie hai trovato tra psicologia e fotografia?
R: In psicologia quando fai un colloquio anamnestico (conoscitivo) con una persona, la guardi, la ascolti, la osservi, le fai delle domande, la studi... in fotografia, quando fai una foto fai le stesse cose: guardi la realtà, osservando attentamente attorno a te, cercando una cosa che ti colpisca, che ti dia un percorso, una chiave di lettura... in un certo senso la interroghi anche perchè cerchi di capire, interpretare, analizzare...
D: Mi sembra di capire, dalle tue parole, che hai un'alta considerazione del lavoro di fotografo. Cosa rispondi ad Ando Gilardi che dice "meglio ladro che fotografo"?
R: ...potrei rispondergli "meglio fotografa che psicologa"?!?
D: Eh Eh, cissà che ne pensa Gilardi ;-)
A metà del 2007, mi sembra di aver capito, sei passata dall'essere "un'aiutante" a fotografa vera e propria. Com'è stato il passaggio? Consigli?
R: Beh, ho fatto un mega investimento di attrezzatura professionale... poi ho iniziato a fare servizi fotografici, provando a venderli poi (e non sempre è andata bene!) ma in realtà per ora sto facendo ancora l'assistente di un fotografo... è inevitabile seguire qualcuno per conoscere le persone e i nomi che servono per lavorare!
Per qualche mese ho fatto anche solo la fotografa di news per una piccola agenzia di Milano, ma ora mi sto concentrando su una fotografia più reportagistica e più consapevole. Per queste cose ci vuole tempo, tanto studio e nuove conoscenze... siamo in Italia, del resto!
Il consiglio che posso dare è che le pubblic relations sono moooolto importanti (e a volte quasi più della tecnica, che comunque ci deve essere e a elevati livelli). Ma sicuramente fa più andare all'inaugurazione di una mostra e conoscere una photo-editor piuttosto che saper fare il panning!
D: Direi che stai macinando esperienze importanti. Qual'è il tuo ideale fotografo di riferimento? Hai un nome in testa?
R: In questo momento adoro Café Lehmitz di Anders Petersen... sarebbe bello rifare un libro simile, magari ambientato al Bar Lasagna di Mantova ;)
D: Potrebbe essere un'idea niente male. :)
Come ti inserisci nella querelle tra analogico e digitale? Quale sistema preferisci? Perchè?
R: Sono due cose diverse, oltre che per la qualità (sopratutto del b&n a favore dell'analogico) molto per la velocità.
ora tutti lavorano in digitale, e tutte le redazioni e agenzie fotografiche vogliono i tiff e jpeg e non i negativi...quindi per forza di cose sto usando solo digitale.
Che resta per me una grande risorsa, una grande possibilità nonchè uno strumento di democratizzazione della fotografia.
D: Per certi versi mi stai illuminando: prima il parallelismo psicologia/fotografia, ora l'affermazione relativa alla democratizzazione della fotografia. Mai pensato di fare l'intervistatrice? ;) Sei d'accordo con chi dice che l'Italia è il paese dell'analfabetismo fotografico?
R: Per l'Italia e l'analfabetisco fotografico sono pienamente d'accordo! Da quello che ho capito in questi 3 anni, la fotografia è molto bistrattata... per dirti i prezzi di vendita delle foto ai quotidiani sono quelli di quando c'era ancora la lira!
Poi posso dirti che in Italia esisterà forse solo un collettivo fotografico (in Francia ce ne sono decine e decine) e che non ci sono perchè fanno fatica a vendere...eppure il collettivo sarebbe una realtà magnifica per fare fotografia.
è tutta una catena: la foto viene pagata poco - le foto sono sempre più brutte (uno deve farne tante per poter mangiare..) - non esiste una vera figura del photoeditor (molte volte sono giornalisti con la passione per la fotografia o ex fotografi..) che è poi chi sceglie le foto e che, quindi, decide praticamente tutto; infine se vai in una libreria (feltrinelli, fnac, mondadori, hoepli, ecc) il reparto fotografia è sempre in un angolo del terzo piano, magari "laggiù dopo i bagni"!!!
Per fortuna e cercando bene si trovano realtà interessanti come il Micamera, una libreria dedicata esclusivamente alla fotografia.
D: Hai ragione, me ne rendo conto con il collettivo che ho fondato assieme all'amico collega Mauro. Si chiama Pommefritz e in Italia quasi non concepiscono la cosa, quando ci proponiamo in giro. Peccato tu sia "lontana" geograficamente, o potresti diventare la nuova patatina... :)
Che rapporto hai con il web?
R: Potrebbe essere un'idea!anche se abbiamo stili molto diversi...dipende da come uno vuole impostare il collettivo (alcuni tengono fotografi di un unico stile, mentre altri mischiano vari generi come il collettivo francese molto famoso di Tendancefloue.
Per me il web è fondamentale!anche se non è tutto (per il discorso di prima delle inaugurazioni delle mostre) però ti permette di fare tantissime cose, fra le quali (fondamentali per un fotografo): aggiornarsi, vedere i lavori degli altri, prendere spunto, ecc. nonchè proporsi sul mercato come sul sito internazionale www.lightstalkers.org.
D: Direi che ne è scaturita una conversazione interessante. In conclusione ho ancora un paio di cosette da chiederti. Pensi che un fotografo italiano sia riconoscibile in quanto tale o ormai certe sue prerogative sono andate perse?
R: Scelgo la domanda di riserva!
A parte gli scherzi...io credo che con l'espansione dell'uso della rete non abbia più senso ragionare in termini nazionali.
Questo, da un lato, può portare ad una omologazione, dall'altro apre nuove prospettive di scambio.
D: Bene Linda, grazie della tua disponibilità. In conclusione, mi piacerebbe chiederti qualche info sulle tue aspettative future. Progetti per il 2008?
R: Grazie a te, Max! Questa intervista è stata un bello scambio anche per me.
Progetti...allora ho delle storie in mente che vorrei realizzare (un paio a Milano, una a Trento sull'anniversario del 68 e poi iniziare a organizzare un reportage fuori Europa per agosto, anche se vorrei tornare in Kosovo), poi voglio fare un corso di camera oscura che ho già individuato, e infine voglio darmi anche alla sperimentazione..obiettivo finale, produrre un bel portfolio e entrare in qualche agenzia seria. Incrociamo le dita e mettiamoci sotto!
Non mi resta che augurare un buon anno a tutti :-)