INTERVISTA A MICHELE RIERI

Boskizzi: Ciao Michele, mi sembri la persona giusta per scardinare l'istituzione dell'intervista. Non ti chiedo una risposta, ma voglio che tu mi faccia una domanda in relazione a questa affermazione: "Se fosse una donna sarebbe un'amante. Quella perfetta".

Michele: Beh, dal mio punto di vista appare ovvio dato che l'affermazione mi appartiene...
Immagina per un attimo di possedere il dono della sintesi poetico-ermetica d'impronta ungarettiana: la Fotografia è la tua passione più grande e di certo la vivi secondo un rapporto dalle prerogative unicamente riconducibili al tuo mondo interiore.

Quale potrebbe essere, quindi, il tuo "M'illumino d'immenso" per descrivere in modo immediato ed inequivocabile tale rapporto?

D: Come goniughi questa passione con il tuo lavoro quotidiano? Non ti senti mai frustrato?

R: Frustrato? No, non esageriamo. Fortunatamente non è il termine corretto da utilizzare. Le frustrazioni, a mio avviso, derivano da un senso d'impotenza di fronte a situazioni o status esistenziali inellutabili e definitive. Non è il mio caso. Sì, è vero, il lavoro che faccio, al momento, è lontano dalle mie reali aspirazioni e non rispecchia il mio modo di essere o le mie inclinazioni, ma piuttosto che frustrarmi mi rende ancor più determinato nel tentativo di trasformare la Fotografia in quella che vorrei diventasse l'occupazione principe del mio tempo. Ho i week-end liberi e questo mi consente facilmente di programmare sessions fotografiche a tema o in locations, diciamo così, non convenzionali. E comunque, uno dei generi verso cui nutro maggiore attrazione è lo street. Porto sempre con me una compatta di qualità' (attualmente è una Nikon Coolpix L5) che mi consente di fare Fotografia in qualunque momento e nelle occasioni più disparate (diversi di quegli scatti che considero tra i miei migliori sono stati ad esempio realizzati nell'ora di pausa pranzo che scandisce ogni mia giornata lavorativa....). Il fatto, poi, di avere Internet a disposizione, e quindi la possibilità di far circolare in modo cosi' straordinariamente semplice ed efficace, soprattutto ai fini di una promozione del mio nome e delle mie opere, ognuna di quelle immagini, ti permette di comprendere come i limiti che il lavoro pone al tempo dedicato ad ottiche e tempi di esposizione difficilmente possano scatenarmi senso di frustrazione....

D: Come sei arrivato alla fotografia? E' stato un percorso, sei passato per altre attività cosiddette "artistiche" o cos'altro?

R: Sono un Sagittario ascendente Pesci: chi conosce l'astrologia sa benissimo che un tale connubio astrale determina necessariamente una predisposizione, o comunque un'attrazione automatica, per tutto cio' che è espressione artistica. La Fotografia, nel mio caso, si colloca al vertice di un'ideale piramide di discipline che amo e attraverso cui ho cercato o cerco ancora di farmi "sentire". Ho trascorsi musicali, ad esempio. Ho suonato la batteria e ho cantato in un paio di rock bands underground (Dustland, Quasar). Ho scritto e continuo a farlo. Ho pubblicato un volume di poesie insieme ad altri autori facenti parte del gruppo poetico Amrion (esperienza di cui porto un ricordo splendido) ed altri miei testi sono apparsi su diverse 'zines, webzines e pubblicazioni autoprodotte (voglio citare, su tutte, "Parole a peso" del musicista/poeta Francesco Villari). L'amore per la Fotografia è cresciuto poco a poco, alimentato soprattutto dalle immagini, a volte spettacolari, che ritraevano rockstar, attori o artisti sulle riviste musicali o di arte a 360 gradi e che ho accumulato dall'adolescenza fino ad oggi. Poi ho scoperto i vari Cartier-Bresson, gli Elliott Erwitt, i Dennis Stock, che insieme ai Corbijn o ai Nigel Parry hanno innescato quel processo simbiotico che oggi porto avanti, e che tento di consolidare, con l'obiettivo ed il suo potenziale creativo.

D: Mi intriga questa cosa della poesia. Credi che una fotografia possa essere considerata poesia? O ne è solo una pallida copia?

R: Ok Max, saro' molto chiaro. Intanto grazie per avermi posto una tale domanda. Il momento della rivincita. Voglio dire: è fuori di dubbio che la Fotografia, intesa come espressione artistica, sia stata fin qui sottovalutata. Almeno al cospetto delle altre arti per antonomasia - poesia, musica, arti figurative.
Eppure sono convinto, e faccio riferimento, nello specifico, al tuo interrogativo, che ci sia nell'immagine fotografica un potere evocativo che trascende di molto la forza stessa delle parole. Le parole (la parola Poetica) troppo spesso risultano ermetiche ed artefatte per comunicare significato, per avere un impatto su anima, psiche emozioni. E troppo spesso se ne sprecano abusandone, laddove il silenzio agirebbe di certo con maggiore efficacia. Il silenzio delle immagini, appunto. Ci sono scatti che racchiudono impalcature concettuali talmente elevate e complesse che nessuna alchimia letteraria riuscirebbe ad innalzare. Esagero? Forse. Forse no. Michele Rieri è banale. Perchè dice che le immagini raccontano, denunciano, toccano l'anima, la solleticano. Dirette ed interpretabili raramente, in modo arbitarario. L'ultimo esempio è sotto gli occhi di tutti: Oliviero Toscani, quelle ossa di ragazza anoressica sbattute senza appello contro l'ipocrisia e l'indifferenza nel nostro esistere quotidiano. Anche senza quelle parole (No anorexia) il loro senso drammatico sarebbe emerso in modo evidente. Impossibile non notarle, su quei cartelloni, persino nel traffico alienante delle nostre citta'. Quello che sto dicendo, Max, è che la Fotografia, la buona Fotografia, la vera Fotografia, puo' essere molto di più una buona poesia. Perchè ne ha implicite le due più grandi prerogative: è illuminante ed è immediata.

D: Abbiamo parlato del tuo passato e delle tue idee, che mi dici del futuro? Progetti?

R: Assolutamente sì! Passato, presente e futuro, da questo punto di vista, sono nel mio caso in totale correlazione. Detto che ho gravitato e che gravito ancora nel circuito musicale, letterario ed artistico in generale, della zona in cui vivo, ho deciso di utilizzare al meglio le esperienze vissute e i contatti acqusiti in questi anni con la gente che ne fa parte.
Cosi' ho pensato al progetto "Borderline - The Unofficial RC's Art Scene" su cui attualmente concentro gran parte dei miei sforzi creativi. Si tratta in sostanza di un reportage ritrattistico su quelli che sono i talenti del sottobosco musicale, letterario ed artistico in generale, appunto, attivi a Reggio Calabria e nel suo hinterland. Perchè vedi, fratello, la mia citta', Reggio Calabria, non è solo 'ndrangheta, pizzo, omerta' e altra merda del genere. Quaggiu' sullo Stretto c'è gente che ha qualcosa da esprimere e lo fa, a mio modestissimo avviso, secondo stilemi fin troppo validi per non meritare la giusta attenzione da parte di media, più o meno importanti, ed addetti ai lavori. "Borderline" vuole dirigersi verso quest'obiettivo: comporre attraverso le immagini una panoramica della Scena Reggina, della sua essenza, di quelli che ne sono i protagonisti, agendo da collante, direi, affinchè possa acquisire fisionomia immediatamente identificabile e si possa affermare dentro e aldila' dei confini locali. Spero entro un paio di mesi di raccogliere il materiale definitivo per poi cominciare a promuoverlo tramite Internet e ogni altro mezzo possibile.