(a cura di Boskizzi)
Boskizzi: Ciao Camilla, fino ad oggi in questa rubrica ci siamo occupati di fotografi ed artisti. In questo caso spostiamo invece il tiro verso una terza figura. Vuoi spiegare ai nostri lettori chi sei e di cosa ti occupi?
Sono italiana con origini Cecoslovacche/Inglesi, sono nata nelle Marche.
La mia passione nei confronti dell'arte contemporanea è viscerale e totalizzante.
Da piccola, intorno ai tre/quattro anni, ho iniziato a disegnare in continuazione e trascorrevo le mie giornate - ringrazio mia mamma di questo - a sfogliare i cataloghi e i libri d' arte, intervallando le letture con Vogue fine anni settanta, primi ottanta.
Ricordi che rimanevano tutti attoniti quando si trovavano davanti una bambina così piccola (quattro anni) che nei musei riconosceva “La tempesta del Giorgione “ o i lavori di Rosalba Carriera o Pollock. Crescendo al liceo ho mantenuto questa mia passione, arricchita dall'amore per la letteratura internazionale.
Ho due lauree, di cui una in Storia dell'Arte conseguita a Parigi.
Sono una curatrice e critica d' arte contemporanea.
La mia analisi si sofferma principalmente su: video art, fotografia, bio arte e land art.
Mi affascinano l'utilizzo delle nuove tecnologia all'arte e lo studio dell'immagine che apre dibattiti sinergici con il cinema.
Il lavoro curatoriale é completo ed attraversa ambiti creativi e intervalli pragmatici nei quali é indispensabile concretizzare un progetto, un analisi del cambiamento del linguaggio artistico agendo in sinergia con le Istituzioni.
La figura curatoriale é di matrice anglossassone, nuova per l'Italia che fino a pochi decenni fa era ancorata a figure critiche ampollose e strettamente accedemiche, valide ma poco creative e poco inclini al “nuovo“.
Il curatore oltre al lavoro di ricerca, deve lavorare in sinergia con gli artisti. Non c'é nulla di più entusiasmante che visitare un atelier d' un artista e delineare il profilo di una mostra (quali lavori scegliere...etc.).
Credo molto nel messaggio che una mostra deve portare, sopratutto in Italia dove a livello teorico vige un terreno fertile di potenziali estimatori dell'arte contemporanea da “conquistare“.
Adoro scrivere e viaggiare.
D: Un lavoro affascinante, il tuo. Mi incuriosisce molto l'iter che che porta ad un'esposizione. Siamo abituati ad andare, vedere e tornare, senza magari soffermarci troppo su alcune scelte curatoriali ma soffermandoci solo sul lato artistico della faccenda. Come nasce una mostra? Che scelte deve fare un curatore?
R: La creazione di una mostra è un processo molto più articolato di quanto si possa pensare.
Fondamentale per un curatore/critico è: viaggiare, frequentare i momenti più importanti per il sistema dell' arte contemporanea (Fiere, Biennali, esposizioni...), conoscere il mercato, conoscere molti artisti sia giovani (sopra tutto) che assodati, capire quali evoluzioni stia attraversando il linguaggio, sapersi muovere con le Istituzioni proponendo progetti che abbiano una valenza e una risonanza anche per loro appaganti, pensare, riflettere, assentarsi, ... E' un mélange di esperienze culturali, di studio, ricerca e di sinergie.
Il progetto può nascere da una ricerca intellettuale e successivamente costruire delle scelte artistiche affini, o viceversa da determinati lavori si sviscera un concetto.
Credo come non mai che la “Società dello Spettacolo“ influisca sulle scelte degli artisti e quindi di riflesso anche per i curatori /critici diventi sempre più importante non astrarsi dalla sfera reale, ma sia doveroso osservare sempre di più la società e trarne degli spunti.
Un esempio: ANICONICS: ICON KILLERS a Roma nel maggio 2007. Dovevo curare una mostra di video arte, scegliendo gli artisti da presentare sono rimasta colpita dal lavoro di Emiliano Montanari, dal suo video su Anne Nicole. Immagine devastante e desnuda sulla celebrità e sull'equilibrio precario del mondo patinato. Il suo video divenne il perno della mostra si cuciva a menadito con il concetto/progetto fino a diventare tutto uno.
Le collettive sono le mostre più impegnative, ma anche più soddisfacenti perché ti permettono di realizzare connubi e binomi raramente scontati.
D: Ma davvero il mondo dell'arte italiano è così arretrato, rispetto al resto del mondo "evoluto"?
R: Il mondo dell' arte contemporanea italiana é estremamente evoluto. Ci sono grandi critici,curatori e artisti geniali. Oltre a un numero di collezionisti ferrati e responsabili.
Il problema non é nell' ambiente dell' arte é all'esterno. Il problema é Italiano. Debord scriveva nella " Società dello Spettacolo " che l' arte contemporanea deve essere alla portata di tutti e sta all' Istituzioni garantire la fruizione e la veicolabilità della cultura. Il problema é che la maggiorparte dell' Istituzioni se ne disinteressa e sono completamente ignare di chi siano gli artisti d' arte contemporanea o hanno paura della sovversione dei concetti proposti.
All'estero (es:Nord Europa, Germania, Inghilterra ma ultimamente anche Spagna) l'arte contemporanea é seguita da varie classi sociali e si predilige la sostanza, non "speudo critici di storia dell'arte mediatici" ma studiosi e intelletuali ferrati e non gratuitamente esibizionisti.
D: Credi sia possibile investire nell'arte, magari senza avere grossi capitali da investire?
R: Ritengo sia fattibile investire promuovendo mostre o acquistando arte contemporanea giovane anche con investimenti non troppo cospicui.
Potenzialmente ci sarebbero moltissimi altri gruppi economici o aziende che potrebbero supportare la realizzazione di un evento anche non essendo: Pirelli, Enel o Illy (grandi gruppi che finanziano l'arte contemporanea in Italia).
D: Perchè in Italia il mercato della fotografia d'autore è così poco sviluppato, a differenza di ciò che avviene all'estero? Colpa del nostro passato?
R: Il passato é un alibi. Un paese come l'Italia ricco di elementi architettonici e di opere della storia dell' arte dovrebbe inculcare ed insegnare ai propri abitanti ad amare il bello e creare strutture formative che sfornino operatori culturali preparati e ben stipendiati.
Ci sono decenni di mancanze culturali, scolastiche e personali da appianare per riuscire a capire e apprezzare l'innnovazione dell' arte (Duchamp o Man Ray sono conosciuti dall' uomo della strada?). Ciò non toglie che ci sia un fermento creativo ed informativo forte e in rapida crescita da parte dei giovani.
D: Camilla, voglio porti una domanda che sicuramente interesserà i nostri lettori. Come bisogna proporsi ai curatori? A mezzo email, inviando un plico, di persona, ... Cosa devono curare nel dettaglio? Come possono evitare di fare brutte figure e porsi in maniera professionale?
R: Non c'é una prassi standard.
La forma non deve ingannare il contenuto.
Sono molto simile agli Americani: meno formalità e più sostanza. Non importa come si propongano i propri lavori (es: email, pacco o di persona), é il lavoro stesso che farà la differenza!
D: Direi che ciò che dici mi/ci rincuora molto. Te la senti di dare qualche consiglio ai nostri lettori? Tieni conto che Design Radar viene letto da molti artisti, molti dei quali non ancora affermati ma che desidererebbero possibilità espositive. Pendiamo dalle tue labbra...
R: Il talento é fondamentale, si può affinare nel tempo. Bisogna anche sapersi muovere e capire a chi possa interessare quello che realizziamo.
Viaggiare é un opzione quasi obbligatoria per riuscire ad avere ulteriori idee creative e per avere maggiori contatti.
La fortuna é indispensabile!
D: Eh si, direi che la fortuna è fondamentale. Non mi resta allora che augurarti buona fortuna per le tue attività future... ci puoi dare in chiusura qualche anticipazione?
R: Crepi!
Sono molti i progetti che sto delineando. Quelli forse più imminenti sono una mostra sulla Bio Art, in Italia e una sulla video arte negli Stati Uniti, a Los Angeles.