di Davide Calì
Ho incontrato per la prima volta Serge Bloch l’anno scorso, alla Fiera di Bologna. Serge aveva appena finito il nostro libro ed ero molto ansioso di conoscerlo. "Moi, j’attends" usciva a maggio, io ne avevo già visto una versione in pdf e lo avevo trovato emozionante: con il suo stile semplice ed essenziale ma sempre ricco di trovate, Serge è riuscito a fare del libro un vero capolavoro.
Serge mi piace molto: è pacato e disponibile, una persona normale insomma, che non si prende troppo sul serio. Lo vedete anche nel suo sito, nel breve filmato in cui si presenta come "Serge Bloch, dessinateur", cambiando una serie di occhiali. Dopo il libro ho chiesto a Serge se aveva voglia di partecipare a una mostra che avevo in mente e lui ha accettato. Così nel BESTIARIO IMPROBABILE in mostra fino al 14 maggio a Genova, presso il Museo di Storia Naturale “Giacomo Doria” Serge ha partecipato con quelli che più che disegni sono geniali intuizioni, linee semplici che corrono intorno a oggetti di uso comune, come lampadine, bulloni e valvole, trasformandoli in figure animali. In concomitanza con la mostra e l’uscita in marzo del nostro libro tradotto in Italia da El Edizioni ho pensato di intervistarlo per presentare il suo lavoro ai lettori italiani che ancora non lo conoscono.
Innanzi tutto vuoi parlarci della tua esperienza alla Bayard?
Lavoro alla Bayard da quasi 20 anni. Ho fatto parte a lungo della redazione d’Astrapi, come art director. Adesso mi occupo dei nuovi progetti della casa editrice, di dare una nuova forma alle riviste più vecchie e più in generale della comunicazione e dell’immagine della Bayard Jeunesse. Occuparsi delle riviste rivolte ai piccoli significa lavorare velocemente e produrre con la mentalità dell’altrettanto rapido consumo, però mi piace molto la complicità che si crea con i lettori.
Quando eri bambino leggevi? Cosa ti piaceva?
Ho letto molti fumetti, come Spirou, Tintin e Pif.
Tu illustri sia per bambini che per adulti, collaborando a diversi quotidiani. Che differenza c’è tra le due cose?
Non c’è differenza tra il disegnare per bambini o per gli adulti. In fondo l’una e l’altra cosa hanno lo stesso scopo: divertire e raccontare.
I tuoi disegni sono pubblicati anche negli Stati Uniti. Che rapporto hai con l’America?
Sono nato in Alsazia, una regione devastata tra le due guerre mondiali e ho imparato che il nazionalismo è un veleno. Il mio interesse verso l’America non è decisamente per l’America di George Bush ma quella dei grandi giornali che hanno accolto e accolgono disegnatori immigrati da tutto il mondo. In questo senso considero l’America un po’ il mio ghetto. Per ora sono stato solo a New York, una vera Babilonia, la Mecca dei disegnatori.
Quali disegnatori piacciono tra gli americani?
Steinberg, Steig, Blechman, Sendack e molti altri…
Mi piace molto la serie Sam-Sam, di cui sei anche autore, pubblicata da Bayard. Vuoi parlarcene?
Ho ideato la serie del piccolo supereroe SamSam per la rivista Pomme d’Api e da quattro anni gli faccio vivere ogni sorta d’avventura. Avevo notato l’enorme fascino che il personaggio di Batman esercita sui bambini e ho creato un supereroe bambino cresciuto in una famiglia di supereroi. Ho cercato di mettere nelle storie umorismo e fantasia inventando una banda di mostri ridicoli che parlano un linguaggio altrettanto ridicolo ma il messaggio principale è che tutti i bambini sono supereroi e tutte le mamme hanno per figli dei superbambini.
So che presto la serie di SamSam diventerà un cartone animato.
Sì, ne sono entusiasta. Il mio piccolo mondo di carta prende vita, presto si muoverà e parlerà. Mi sembra una specie di magia!
Tu sei famoso: che rapporto hai con la celebrità? E con gli altri illustratori?
Non sono famoso come dici! Anzi, ho una tale ammirazione per certi disegnatori, come quelli che ho citato prima, che mi sento piuttosto un dilettante.
Come art director ho incontrato molti illustratori di talento, anche giovani, spesso mediocri, qualche volta invece geniali, che il successo però rende insopportabili. Poi ho visto illustratori famosi cadere dal piedistallo perché il loro stile era passato di moda. In questo mestiere puoi avere successo un giorno e quello dopo far fatica a guadagnare la giornata. Ho conosciuto anche disegnatori molto bravi che non avevano assolutamente il successo meritato mentre altri meno originali e creativi ricevevano grandi riconoscimenti. Non c’è proprio giustizia a questo mondo!
Seguendo l’editoria francese ho l’impressione che da qualche anno in Francia ci sia un po’ di crisi, economica ma anche creativa. Cosa ne pensi?
Sono contento di aver preso un po’ le distanze dai libri e di lavorare più per i giornali, soprattutto all’estero. Noi francesi siamo egocentrici: io personalmente non sono d’accordo con la politica degli editori, dei librai e dei critici francesi. Secondo me si pubblicano troppi libri. Non so se questo sia volontario o meno, ma in ogni caso determina il fatto che pochi libri hanno speranza di durare nel tempo. Per questo ora ho deciso di fare meno libri, sperando che vivano più a lungo.
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Serge Bloch è nato a Colmar, nel 1956. Ha seguito i corsi della Scuola delle Arti Decorative di Strasburgo con Claude Lapointe. Da anni collabora con Bayard Jeunesse, come autore, illustratore e art director. Ha illustrato decine di volumi e diverse serie per bambini ma collabora stabilmente anche con alcuni giornali francesi, come Libération, Psychologies, La Vie, Enjeux-Les Echos, Enfant magazine, e americani come The Washington Post, The New York Times, The Chicago Tribune, The Boston Globe. E’ difficile fare una sua bibliografia minima, Serge lavora moltissimo! Tra i libri pubblicati negli ultimi 15 anni potete cercare:
Comment ça va?, di Susie Morgenstern, Editions du Rouergue, 2006
Le petit Alphonse attend sa maman, di Stéphane Daniel, Casterman, 2005
Le Professeur cerise, di Marie-Hélène Delval, Bayard, 2003
Graine de bébé, di Thierry Lenain, Nathan, 2003
L'Ecole de Léon, di Serge Bloch, Albin Michel jeunesse, 2000
Le Livre du loup, di Marie Lagier, Nathan, 1999
Marie est amoureuse, di Brigitte Smadja, Edole des loisirs, 1999